Product Lifecycle Management. Dall’automotive al fashion

PLM come strategia aziendale. Nel fashion e nell’automotive, la velocità e il legame fra PLM, BI, ERP sono critici. La gestione del ciclo di vita unisce la leadership di prezzo a quella di prodotto. Per un ROI ottimale, i progetti PLM devono essere sprint e godere del supporto dei C-level

PLM vuol dire avere una visione unica e dinamica del prodotto, dal concept alla distribuzione. Ma oggi, alla luce delle recenti innovazioni, qual è la migliore definizione di PLM?

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Hi-tech, mobile, cloud e social stanno cambiando l’approccio delle aziende alla gestione della produzione. Si assiste a una diversa gestione del ciclo di vita del prodotto, caratterizzata, sia dal lato della domanda sia dell’offerta, da una nuova serie di vantaggi che vedono nella riduzione dei costi, unita al miglioramento della qualità produttiva, i punti chiave essenziali. All’interno dei due ambiti che abbiamo preso in considerazione, automotive e fashion, la necessità è svecchiare i processi di introduzione di nuovi prodotti (NPI), eseguendo i flussi di lavoro che semplificano e velocizzano la risposta, per quello che sta diventando un mercato build-to-order; senza tralasciare la necessità di apportare le modifiche necessarie in una piattaforma che sia protetta ma flessibile.

«In ambito automotive, i workflow inseriti a supporto dei processi di miglioramento della qualità e l’utilizzo di contenuti 3D contribuiscono realmente a ridurre tempi e costi» – afferma Gianni Pelizzo, amministratore delegato di Espedia. «Per quanto riguarda il fashion invece, l’introduzione di logiche di gestione della collezione per brand/stagione, di database aziendali con tessuti/modelli/texture e il monitoraggio del costo dei singoli item, è sicuramente essenziale per ridurre i tempi e contenere i costi».

Automotive innovation

I punti salienti del lavoro nel settore automobilistico sono la complessità delle relazioni tra i fornitori, la perfetta integrazione tra le parti coinvolte nel processo di produzione e le diverse tecnologie applicate a ogni progetto. È evidente che ogni singolo tassello debba permettere uno svolgimento ottimale della sua funzione, per non rallentare o bloccare il ciclo produttivo. «Nell’automotive – spiega Cesare Tarricone, Oracle service line manager in Sinfo One – uno strumento di comunicazione tra i diversi uffici progettazione (meccanica, elettrica, elettronica, progettazioni esterne) è da sempre un’esigenza. Negli ultimi anni, è aumentato esponenzialmente il bisogno di integrazione e velocità di comunicazione nello sviluppo di prodotto. Per questo, il PLM evolve da “collettore di CAD” verso uno strumento di organizzazione delle attività di progetto che coinvolge figure aziendali interne ed esterne anche non tecniche. In questa nuova veste “enterprise”, il PLM aiuta a controllare tempi, costi e qualità nello sviluppo di nuovi prodotti, incrementando efficacia ed efficienza delle attività di progetto».

L’industria dell’automotive vive un momento non facile: la sovrapproduzione ha accentuato la crescita di una concorrenza senza precedenti che si traduce – per il cliente – nella ricerca di un veicolo che possa soddisfare non solo le esigenze di trasporto ma anche di supporto e assistenza. L’ideazione, la creazione, la pianificazione e la commercializzazione del prodotto, uniti alla fase post-vendita, assumono contorni nuovi e un’importanza maggiore, visto che sono oramai lontani i tempi in cui un’automobile era solo una macchina.

Per Stefano Rinaldi, general manager di PTC Italia, le attuali soluzioni di PLM «riescono a ridurre i tempi e i costi di produzione nel settore automotive, migliorando nettamente l’efficienza con cui le varie funzioni aziendali, impegnate nello sviluppo del prodotto, interagiscono e collaborano tra di loro e con i fornitori di componentistica e materiali. La catena di fornitura costituisce infatti un momento fondamentale nel processo di innovazione del prodotto, che si traduce nell’espansione delle funzionalità e nell’incremento delle prestazioni del “sistema auto” nonché delle prestazioniestetiche e funzionali».

Sono due gli esempi che permettono di comprendere come le nuove tecnologie hanno impattato sul PLM, per quanto riguarda il design del prodotto e l’interazione con l’utente. A fornirli è Tiziano Annulli, responsabile marketing e comunicazione DQuid: «Durante il Salone dell’auto di Ginevra, Ferrari, Jaguar e Volvo, hanno presentato veicoli equipaggiati con sistemi infotelematici in grado di dialogare con smartphone e tablet. La combinazione di questa tecnologia con le soluzioni orientate all’Internet of Things consente la raccolta di informazioni che coinvolgono la conoscenza immagazzinata dal veicolo e le abitudini di utilizzo dell’utente. In questo modo, sia il concetto di mobilità sia l’idea stessa potranno rinnovarsi proprio a partire da una diversa comprensione del ruolo che questo oggetto occupa all’interno della propria esperienza quotidiana».

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Ancora più radicale – secondo Tiziano Annulli – è il cambiamento di modello produttivo introdotto da Local Motors, nata come piattaforma web di condivisione di progetti e trasformata in una società che produce veicoli in maniera distribuita. «In Local Motors, il team R&D lavora in ottica social gestendo una community di circa 40 mila sviluppatori, valutando e selezionando progetti da realizzare in prospettiva build-to-order a partire da esigenze specifiche. Grazie a questa nuova gestione del PLM, Local Motors è in grado di passare dal concept alla produzione nel giro di qualche mese, riducendo tempi d’uscita sul mercato, ottimizzando le risorse e proponendo veicoli altamente innovativi».

È chiaro – quindi – che un software di gestione, soprattutto nell’ambito dell’automotive, debba avere delle caratteristiche essenziali per puntare al successo.«Alle spalle deve esservi un solido “backbone” per la gestione dei dati di prodotto e dei processi che li generano e consumano, facilmente integrabile con sottosistemi dedicati alla gestione di processi specializzati (per esempio, calcolo e simulazione, gestione del visual merchandising) e con gli strumenti in ambito mobile e “social” che consentono un costante e granulare contatto con l’utenza potenziale» –spiega Rinaldi di PTC Italia.«La piattaforma PLM di PTC offre oggi all’azienda cliente una potenzialità di miglioramento dei processi di business che normalmente eccede quello che l’organizzazione può assorbire, nel lasso di tempo programmato per il progetto. Per questo, forniamo specifici servizi per individuare strategie di rilascio e “roadmap”, atte a massimizzare il rapporto valore-cambiamento e minimizzare l’impatto sul personale addetto. All’interno, c’è un range completo di servizi per la configurazione e la messa in opera delle specifiche soluzioni, inclusa la formazione e l’affiancamento “on the job” sulla base del ruolo e del profilo attitudinale di ogni singolo utente».

Proprio l’affiancamento è uno dei fattori più importanti dello sviluppo dei software PLM visto che, una volta usciti dai lab, devono essere utilizzati con facilità dal personale addetto. Per Marco Luzzini, general manager di Negroni Key Engineering, parlare di PLM vuol dire considerare processi fondamentali non solo per la vita di una singola commessa, ma per il successo dell’azienda stessa. «Gli utenti dei nostri progetti PLM – spiega Luzzini – non sono più solo i progettisti che lavorano in ufficio tecnico, ma tutte le figure che nell’azienda sviluppano e partecipano alla vita delle commesse. Ci troviamo quindi a fornire soluzioni specifiche per l’area commerciale, in produzione, ufficio qualità, acquisti, direzione e così via. Ne consegue che il successo di un progetto PLM passa senz’altro dall’analisi delle esigenze e dalla formazione ad hoc pensata per ogni figura professionale presente in azienda. Grazie alla nostra esperienza, siamo in grado di “vestire” una soluzione ottimale per ogni “addetto ai lavori”, rendendo lo strumento PLM il migliore alleato informatico con cui svolgere la propria attività lavorativa».

Fashion innovation

Nel mondo della moda, le soluzioni PLM possono aiutare le imprese a far fronte alla crescente complessità legata allo sviluppo di nuovi prodotti per mercati globali sempre più competitivi. In un settore altamente qualificante, come quello del fashion, la creatività gioca un ruolo essenziale ma non può risolvere una serie di criticità. Spesso il problema non è nel prodotto finale ma nella struttura e se il processo incontra delle difficoltà, il risultato finale sarà lontano da ciò che si era immaginato. Lo sanno le aziende e lo sa il cliente che, oggi più che mai, è esigente e consapevole di poter avere di più, anche a un prezzo minore di quello offerto. Come spiega Cesare Tarricone di Sinfo One, «una campagna fashion A/I non può essere presentata in primavera; un’invenzione stilistica deve essere replicabile in milioni di pezzi; un modello sartoriale deve essere industrializzato su tutte le varianti di taglia, colore e materie prime adeguate che devono essere scelte e approvvigionate; e ogni punto vendita deve ricevere la propria gamma in tempo». Come è possibile monitorare e guidare questi processi, rispettando vincoli di tempo, qualità e costi? «La risposta – dice Tarricone– è in una piattaforma enterprise, in grado di mettere allo stesso tavolo tutti gli attori (interni ed esterni) e tradurre i diversi “linguaggi tecnici” in un linguaggio comune. Questo è il PLM nel fashion».

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L’introduzione di una soluzione PLM rappresenta per le aziende del fashion un’opportunità importante per migliorare le loro performance di business – e innanzitutto, tempi e costi – attraverso l’innovazione dell’intero processo di gestione delle collezioni, in una chiave che nel linguaggio moderno potremmo definire “social”.

Ma in che modo? «Prima di tutto aiutando a superare quei dualismi tra creatività e controllo e tra qualità e tempo, spesso radicati nelle organizzazioni operanti “a silos”, grazie all’abilitazione di nuove dinamiche di lavoro collaborative e consapevoli – ci spiega Antonella Capelli, professional service manager di Lectra. «Per esempio, la nostra soluzione Fashion PLM mette a disposizione di tutti gli attori coinvolti nel ciclo di vita delle collezioni, merchandising, stile, prodotto, modellistica, produzione, fornitori, delle funzionalità specifiche a supporto delle diverse missioni ma allo stesso tempo “dialoganti” nell’ambito di un unico ambiente di lavoro. Solo in questo modo, è possibile avere in tempo reale la visibilità completa sull’intera filiera della collezione, rispetto alle diverse prospettive di business (struttura della proposta, contenuti stilistici, dati tecnici, costi, tempi, operazioni…). Inoltre una soluzione di questo tipo ci permette di condividere con gli stakeholder le analisi e le decisioni per far convergere l’intera organizzazione verso l’unico obiettivo di lungo termine dell’azienda: portare sul mercato il prodotto giusto, nei tempi giusti e con il giusto costo».

È evidente che il beneficio di un PLM collaborativo – in termini di ottimizzazione di tempi e di costi – è maggiore per quelle aziende che sempre più spesso scelgono di operare con team distribuiti, per rispondere al meglio alla nuova sfida della “glocalizzazione”, ovvero operare con un unico brand su scala globale ma con la capacità di declinare alcune scelte strategiche, tra cui il prodotto, a livello locale.

Il gestionale sulla nuvola

Rivolgendosi a un “nuovo” modo di lavorare, sempre più interconnesso anche in mobilità, le odierne soluzioni PLM devono avventurarsi anche al di fuori dello schermo del computer, per intercettare i dispositivi che portiamo ogni giorno con noi. Fa riflettere il forte impatto che il cloud ha avuto su tale tipologia di software. Indicativa, sotto questo punto di vista, l’esperienza di BT Italia, leader nelle reti globali. La testimonianza di Alberto Lugetti, head of local portfolio di BT Italia, si concentra intorno al ruolo svolto dalle infrastrutture di comunicazione e IT delle aziende, che devono essere performanti, affidabili, capillari e di rapida implementazione. «Oggi, è possibile progettare un componente (o creare una nuova collezione) in una parte del mondo e fare in modo che sia prodotto (magari attraverso la stampa 3D) e distribuito a migliaia di chilometri di distanza, con processi e tempi tali da ridurre l’impiego di capitale e i rischi. Pensiamo alla R&D legata a un modello di automobile o al materiale innovativo con cui creare abiti “connected”. Sarà svolta in modalità collaborativa a livello internazionale, grazie ad applicazioni e servizi veicolati con le reti digitali globali e ospitate, in modo sicuro, nel cloud. Le reti digitali sono vettori irrinunciabili della produzione automatizzata, con cui è possibile gestire da remoto gli impianti, ovunque si trovino. È facile misurare quali sarebbero i problemi se le reti smettessero di funzionare anche solo per pochi minuti. Altri aspetti che seguiamo da vicino sono quelli legati ai nuovi impatti della sicurezza e della mobilità. Guardando agli sviluppi del concetto di “connected car”, al ruolo del cybercrime sulla contraffazione e la pirateria, alla multicanalità richiesta dai consumatori o anche all’utilizzo pervasivo dei device mobili in ambito FFA o SFA, si evidenzia come il contributo di partner globali a supporto di processi e piattaforme tecnologiche sia un fattore critico di successo».

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Secondo Negroni Key Engineering, sarebbe molto riduttivo e ormai obsoleto pensare a un moderno sistema PLM che non fosse in grado di sfruttare le potenzialità del mondo cloud e che non avesse una naturale estensione verso strumenti quali smartphone e tablet. «Soluzioni proprietarie come Autodesk PLM360, Autodesk Buzzsaw, Autodesk Streamline e Autodesk 360 rappresentano il “cavo di rete” invisibile per chi necessita di essere sempre “online” e allineato ovunque e in qualsiasi momento con la propria azienda».

Il panorama però non è ancora maturo e necessita sicuramente di maggiori implementazioni, soprattutto per restituire quel senso di sicurezza di cui i servizi sulla nuvola necessitano. «Per quanto riguarda il cloud – afferma Gianni Pelizzo di Espedia – permangono difficoltà in termini di adozione, principalmente a causa dei timori legati alla sicurezza di dati sensibili e alle scarse possibilità di personalizzazione delle soluzioni. In ambiente mobile, al momento applicazioni reali legate alla gestione e condivisione di dati tecnici sono limitate e poco diffuse. Ritengo che il tema della mobilità sia molto più interessante se inteso come strumento di consultazione dei dati PLM da parte di altri soggetti come customer service, qualità o acquisti».

Limiti e prospettive

Tante potenzialità ma anche qualche limite strutturale che pone una serie di sfide per gli anni a venire. «Storicamente – spiega Marco Luzzini di Negroni Key Engineering – il limite dei sistemi PLM è rappresentato dal pesante impatto in termini di costi e di operatività che soluzioni rigide e complesse possono avere sull’economia e sulla operatività quotidiana di un’azienda manifatturiera». E per questo c’è bisogno di un approccio alla tematica PLM differente rispetto al passato. «Abbracciando la filosofia Autodesk – continua Luzzini – preferiamo parlare di soluzioni Autodesk Data Management per rispondere alle esigenze PLM. Si tratta di strumenti che rappresentano quanto di più flessibile, personalizzabile e tecnologicamente avanzato, possa esistere per essere integrato e per fornire una soluzione PLM semplice, efficace e davvero senza limiti, in grado di essere integrata semplicemente con ogni soluzione ERP e BI già presente in azienda. Nei nostri progetti PLM, la fornitura dei sistemi software varia secondo il caso, dal tipo di società e dalle esigenze del cliente. Attorno al software di base Vault – per esempio – possono essere fornite una serie di soluzioni (alcune anche gratuite come Autodesk 360), che – integrate tra di loro e con altri servizi – completano al meglio la piattaforma gestionale».