Un accordo di 10 milioni di dollari permetterà al MIT di analizzare i messaggi postati dal 2006 ad oggi. Ecco i motivi
Forse non susciterà lo stesso clamore dell’esperimento emotivo di Facebook ma il fatto di sapere che anche i tweet potranno essere analizzati, per capire come le persone si comportano sul microblog e quali temi abbracciano più di altrim, non fa lo stesso bene. Il motivo ufficiale per cui Twitter pagherà con 10 milioni di dollari al Mit per studiare i post generati dal 2006 ad oggi è di “studiare nuove forme di comunicazione e di organizzazione sociale” ma i rischi di cedere in mano a terzi il sapere del social network sono evidenti. Quante pressioni riceverà il Mit per il suo archivio? E’ pur vero che tutti possono accedere ai tweet di tutti ma è pur vero che gli scienziati del Laboratory for Social Machines tireranno fuori da quei tweet significati aggiuntivi, che potrebbero far comodo a certi soggetti, ad esempio le forze di polizia.
Social Big Data
Sotto un certo punto di vista, l’accordo tra Twitter e i ricercatori del Mit fa comodo ad entrambi. Prima di tutto Dick Costolo potrà davvero sperimentare nuove forme di comunicazione, con finalità di marketing. Ad esempio capire meglio in che ora della giornata si è più propensi a cliccare sui tweet sponsorizzati o a commentare sotto un’offerta commerciale. Tutte informazioni che già oggi possono essere analizzate con gli strumenti di insight ma che, dette dal Mit, avranno un altro significato. Per lo stesso Mit, la possibilità di lavorare su una piattaforma che di per sé è già un collettore di Big Data è fondamentale. Non a caso Deb Roy, professore associato che condurrà la ricerca ha espresso l’entusiasmo di poter mettere le mani su miliardi di post che, aggregati, potranno raccontare molto dell’etnografia della rete. Lo scopo è anche quello di capire come alcuni soggetti, come gli enti pubblici, si comportano sul network: “Il flusso dei feedback può diventare un reale catalizzatore per realizzare maggiore trasparenza tra individui e istituzioni” – ha spiegato Roy. Come dire: dimmi cosa twitti e il Mit spiegherà chi sei.