InfoCert, l’ora dell’identità digitale

Danilo Cattaneo - Direttore Generale InfoCert SpA

La pubblicazione del regolamento UE sull’identità digitale apre nuove opportunità per le aziende italiane. Decisiva, la capacità degli operatori del settore ICT di progettare e sviluppare soluzioni ad alto valore tecnologico e di reale utilità

Non ha dubbi Danilo Cattaneo, direttore generale di InfoCert, società attiva da tempo nel mercato della dematerializzazione e della posta elettronica certificata, nel ritenere che le aziende italiane hanno molto da guadagnare dalla pubblicazione, avvenuta il 28 agosto scorso, del Regolamento eIDAS 910/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno. Il perché è presto detto: «Il Regolamento eIDAS costituisce un notevole passo avanti nella direzione del rafforzamento della fiducia nelle transazioni elettroniche nel mercato europeo, grazie all’indubbio facilitamento della costruzione di una base comune per interazioni elettroniche più semplici e sicure fra individui, imprese e autorità pubbliche» – spiega Cattaneo.

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Puntare sui trusted services

Il Regolamento, che è direttamente applicabile nei paesi UE senza che debba essere recepito, prevede un’esecuzione graduale, con un periodo di interregno fino a luglio 2016, dopodiché la dematerializzazione avrà regole identiche in tutta l’Unione europea: una grande opportunità per le tante aziende italiane che intrattengono rapporti con l’estero. «Quando fu introdotta la posta elettronica certificata (PEC), molti la vissero come un obbligo, salvo poi ricredersi quando constatarono i notevoli risparmi che consentiva: si pensi a un processo come il recupero crediti, che oggi viene svolto in maniera significativa via PEC, con minore dispendio di energie rispetto all’utilizzo delle classiche raccomandate» –  fa notare Cattaneo. Analogamente, «con la nuova identità digitale, consentita dal Regolamento, si avrà un’infrastruttura a livello europeo che renderà interoperabili le transazioni elettroniche, con pieno valore legale e soprattutto con totale livello di “trust”, cioè di fiducia, in chi offre i servizi: si tratta di un aspetto estremamente rilevante nello scenario di oggi che vede un crescente ricorso ai servizi cloud, nei quali diviene sempre più importante il livello di fiducia in chi offre i servizi, in considerazione del fatto che si trovano a gestire i nostri dati» – sottolinea Cattaneo. Non a caso, con la nuova disciplina vengono introdotte a livello europeo le regole per i “trusted services”, che potranno essere offerti liberamente all’interno del mercato unico del Vecchio Continente.

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Offerta scalabile

InfoCert – che è specialista a livello europeo per i processi di conservazione sostitutiva dei documenti a norma di legge e per i servizi di posta elettronica certificata ed è la prima Certification Authority in Italia per la firma digitale – è da tempo impegnata nello sviluppo della normativa confluita nel Regolamento 910/2014, «sia attraverso la collaborazione con numerose società analoghe a noi di altri paesi, sia attraverso lo scambio delle best practice» – prosegue Cattaneo, che oltre a essere direttore generale di InfoCert è anche presidente di DTCE, l’associazione europea che riunisce e scambia le esperienze di successo nei vari paesi, rappresentando le posizioni di aziende e professionisti dell’ICT specializzati nei temi del Trust e della Compliance, oltre a interagire regolarmente con la Commissione europea e con le altre istituzioni comunitarie per supportare il processo di formazione delle norme e degli standard nel settore. Grazie anche a queste credenziali, InfoCert, che ha sedi a Milano, Roma e Padova, e che nel 2013 ha fatturato oltre 32 milioni di euro, e che sta registrando una crescita molto significativa nel 2014, si candida a porsi quale interlocutore privilegiato per le aziende pubbliche e private che intendano dotarsi di servizi di identificazione elettronica. «Offriamo soluzioni pacchettizzate ed estremamente scalabili, che possono essere applicate ad aziende di tutte le dimensioni, dallo studio di commercialisti al grande ente pubblico, con ovvie differenze in termini di integrazione con i sistemi di back office e volumi gestiti ma con le stesse funzionalità» – conclude Cattaneo.