Digital Revolution. Aused traccia la strada

ANDREA PROVINI AUSED

Nella convention di Misano Adriatico, Aused – che riunisce 130 CIO in Italia – affronta il delicato tema della trasformazione tecnologica del business e i problemi chiave per il cambiamento: risorse e competenze

L’informatica in azienda deve cambiare radicalmente, e questo è ormai un fatto acquisito. Meno chiaro è come reperire le risorse necessarie per il cambiamento in una fase di generale contrazione delle spese. Le nuove tecnologie di data center portano sicuramente a una razionalizzazione dei costi, ma la trasformazione, oltre a un complesso mutamento culturale, richiede investimenti. Come riuscire a far quadrare l’equazione?

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Questo, in sostanza, è il quesito posto dal presidente, Andrea Provini in apertura della convention che l’associazione Aused – oltre 130 aziende rappresentate attraverso i loro responsabili dei sistemi informativi – ha tenuto a Misano Adriatico (RN), nelle sale direzionali del famoso circuito motociclistico. «La nostra mission – ha detto Provini – consiste proprio nell’affiancare il Cio nel governo della trasformazione, nel reperimento delle risorse e nell’indirizzare la spesa verso le tecnologie che contano».

Digitalizzazione del business

L’ospite del Gartner Group, Pierluigi Piva, ha incentrato il suo intervento sull’ultima edizione della Cio Agenda, un’indagine che Gartner conduce da diversi anni proprio per individuare da un lato le tematiche del rinnovamento, dall’altro le strategie adottate dalle guide tecnologiche delle imprese. «Dopo la lunga fase dell’informatica come artigianato evoluto e il periodo della cosiddetta industrializzazione dell’It, siamo entrati ufficialmente nella terza era dell’informatica, che prevede un’estesa digitalizzazione del business» – ha detto Piva. L’unico modo per domare quello che è stato chiamato il “dragone del business digitale” è sviluppare una leadership della trasformazione che coinvolga il Cio «non in un cambiamento, bensì nell’estensione del suo ruolo». Oltre alla leadership, bisogna pianificare un radicale rinnovamento del core infrastrutturale, puntare con decisione sui modelli del cloud ibrido.

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Infine, ha detto ancora Piva, «è essenziale che l’IT aziendale acquisisca sempre più una capacità bi-modale» che le consenta di rispondere alla quotidianità dei processi e di essere ingaggiata sulle nuove modalità del business, la mobilità, gli analytics (due delle tematiche che sembrano dominare la classifica dei nuovi progetti avviati quest’anno, insieme ovviamente alle iniziative sull’infrastruttura, i data center e il cloud e, sorprendentemente, l’Erp di nuova generazione).

Cambiamento e innovazione

Il cambiamento riguarderà tutti, comprese le aziende produttrici di tecnologia. «Il 70% dei Cio intervistati ritiene che nei prossimi due o tre anni, le rispettive imprese dovranno cambiare anche i tradizionali fornitori» – ha detto Piva, salutando i chief digital officer del futuro con un auspicio: «Tra cinque anni, quando guarderete indietro a questa fase, saprete di essere stati autentici traghettatori del vostro business».

In un intervento successivo, Giuseppe Ingletti di Fiera Milano, Stefano Perfetti di A2A e il consulente legale Gabriele Faggioli (Isl Consulting, docente al Mip Milano) hanno parlato di una nuova opportunità di monetizzazione di asset informatici ormai obsoleti attraverso lo strumento della rivendita di licenze software sul mercato dell’usato: una “piazza” che consente a chi acquista di maturare risparmi del 30-40% rispetto a licenze nuove e a chi vende di accumulare un po’ di riserve da reinvestire. Si tratta, hanno spiegato gli esperti, di una formula relativamente nuova, resa possibile da una sentenza della Corte di Giustizia europea (corroborata da una successiva sentenza di un tribunale di Francoforte) che fa della licenza software un bene soggetto alle normali regole della compravendita commerciale.

La sessione plenaria del convegno Aused, che si è conclusa con un panel tra gli sponsor tecnologici dell’iniziativa, ha avuto in calendario due interventi. Fabio Bonanni, partner Deloitte, ha illustrato la nuova metodologia che la grande società di consulenze ha messo a punto per rinnovare i propri processi, e che oggi è alla base dei nuovi servizi Deloitte a sostegno dell’innovazione dei clienti. Federico Barilli di Italia Startup e Luigi Orsi Carbone di Skebby hanno esortato i Cio presenti a studiare il modello di trasformazione delle imprese create con il capitale di rischio con l’obiettivo di “startuppizzare” – almeno in parte – la funzione del responsabile tecnologico delle aziende consolidate.

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