Vecchi problemi, nuove prospettive, nuove esigenze di sviluppo in un contesto caratterizzato dalla crescente penetrazione della Terza Piattaforma all’interno delle aziende
CIO e IT manager, mentre pianificano e sviluppano piani strategici per l’espansione, devono affrontare continuamente e simultaneamente numerosi problemi che impattano l’operatività quotidiana del data center. L’abbondanza di nuove soluzioni e strategie possono creare confusione se non approcciate correttamente, tuttavia offrono ai responsabili dei data center la possibilità sia di affrontare e superare i problemi di tipo tattico sia di continuare a portare avanti progetti strategici di sviluppo.
Ridurre i downtime, migliorare la ridondanza e il disaster recovery, abbattere i consumi legati al power&cooling sono le principali sfide secondo le ultime indagini condotte da IDC. A queste si stanno aggiungendo le difficoltà legate al deployment, alla gestione dei workload e all’espansione della capacità del data center. Queste ultime due in particolare, sebbene non rappresentino una novità nella gestione di un data center, stanno diventando sempre più impellenti a seguito della continua evoluzione che IT e Business stanno subendo per la sempre maggiore penetrazione delle soluzioni legate alla Terza Piattaforma all’interno delle aziende italiane. Cloud, social, big data, analytics e mobility stanno infatti imponendo un ripensamento del data center così come è stato visto fino ad oggi.
Sempre più il data center aziendale deve essere elastico, scalabile e soprattutto ibrido. Se infatti le risorse IT on-premise svolgono e continueranno a svolgere un ruolo molto importante nella gestione della maggior parte delle necessità computazionali aziendali, l’adozione del cloud – nella sua declinazione pubblica – sta crescendo rapidamente, spinta soprattutto dalla possibilità di gestione dei “picchi” di lavoro, di archiviazione “cold” (cioè solo di quei documenti che necessitano di essere archiviati e conservati per questioni legali e/o amministrative) più economica e di sviluppo e fornitura di servizi mobili rivolti ai clienti.
Il percorso di trasformazione del data center che assecondi queste esigenze tuttavia non è semplice e prevede passaggi ben definiti. Tale percorso comincia con la virtualizzazione in ambito server, storage e oggi anche networking, la cui adozione è diventata ormai una pratica consueta e imprescindibile all’interno di tutte quelle realtà con un data center di medio grandi dimensioni. Il secondo passaggio prevede l’adozione di soluzioni che automatizzino il maggior numero di processi legati alla gestione ordinaria, consentendo all’IT di dedicarsi maggiormente allo sviluppo di soluzioni innovative. Questo è un passaggio fondamentale nel miglioramento della gestione del data center, in quanto le ultime indagini di IDC evidenziano come nel 50% dei casi la causa principale di downtime sia il fattore umano, e come tale percentuale tenda a crescere al crescere delle dimensioni del data center.
Soluzioni convergenti
Il percorso di trasformazione verso il cloud – privato prima e ibrido in seguito – non può prescindere dall’adozione di soluzioni convergenti, che trasformino le risorse hardware in un pool di risorse altamente flessibile e scalabile, su cui poi “montare” una console di self provisioning attraverso la quale le line of business (LOB) possano direttamente accedere alle risorse di cui hanno bisogno. In questo modo, non solo l’IT riesce ad applicare il chargeback in modo più preciso e puntuale, ma contribuisce a ridurre sensibilmente i tempi di risposta alle richieste del business.
Per quanto riguarda lo stato dell’arte delle aziende italiane in questo percorso di trasformazione, le indagini continuative condotte da IDC ci forniscono una fotografia nella quale buona parte delle aziende non ha ancora completato questo percorso. Tuttavia, ciò che emerge è una progressiva focalizzazione degli sforzi per ripensare il proprio data center in modo tale da supportare le scelte strategiche cui sono chiamate oggi.
Ma il ridisegno di un data center al fine di sfruttare al meglio i vantaggi derivanti dall’implementazione delle soluzioni connesse alla Terza Piattaforma non può prescindere dal prendere in considerazione anche l’infrastruttura fisica del data center stesso, aspetto troppo spesso trascurato all’interno dei processi di miglioramento richiesti dal top management, anche e soprattutto in ottica di espansione dei servizi da erogare all’azienda e al business.
Investimenti
Nella ricerca di una risposta a queste esigenze, crescono l’interesse e parallelamente gli investimenti delle aziende nei confronti di soluzioni di data center infrastructure management (DCIM), soluzioni software o hardware e software insieme che aumentino la visibilità e il controllo sia delle risorse fisiche che IT di un data center. Tra i principali vantaggi emersi dalla Data Center Survey condotta da IDC a livello mondiale emergono la possibilità di analizzare dati in real-time nell’utilizzo di risorse fisiche e IT, oltre il crescente interesse nella possibilità di “certificare” la connessione tra spesa IT e business value.
Soluzioni DCIM vengono ricercate e adottate anche per ridurre l’impatto dell’errore umano nelle cause di downtime. Questo è possibile grazie alle caratteristiche stesse di tali soluzioni, in quanto consentono di porre in essere processi strutturati e pianificati legati alla connessione tra gli asset fisici e i workload, riducendo quindi il ricorso agli interventi manuali e di conseguenza la probabilità di errore.
Gli analytics prodotti dalla dashboard di una soluzione DCIM mettono i responsabili di un data center nelle condizioni di allocare nel modo più corretto, economico e sicuro risorse IT e fisiche, in modo tale da ottenere il massimo dai propri asset. Inoltre, il progressivo spostamento verso il cloud sia privato sia pubblico e quindi di conseguenza ibrido, impone alle aziende di saper valutare in tempi rapidi quali, come e quando muovere determinati workload al di fuori delle mura aziendali, al fine di meglio gestire i picchi di lavoro e i consumi energetici, soprattutto quelli legati al raffreddamento. Le soluzioni DCIM sono in grado di supportare i decision maker anche in questo aspetto.
Evoluzione delL’IT
Da non sottovalutare poi il fatto che le decisioni di spostare workload al fine di ottimizzare l’utilizzo delle risorse, mantenendo costantemente sotto controllo i costi, può essere fatto in modo proattivo e non solo reattivo grazie al continuo monitoraggio dei KPI legati all’infrastruttura fisica e IT, che permettono ai responsabili del data center di ridurre drasticamente i rischi di interruzione e pianificare in modo strategico lo sviluppo futuro del data center, valutando attentamente e consapevolmente se la soluzione ottimale è da ricercarsi nelle offerte cloud, nell’espansione delle capacità di calcolo del proprio data center o piuttosto nel ricorso a soluzioni di data center modulare.
L’evoluzione del data center non può essere completa – però – se le aziende non intraprendono la strada che le porti a trasformare l’IT in un servizio (ITaaS), da rilasciare al business in modo agile, veloce, flessibile e cost-effective. Se CIO e IT manager non saranno in grado di rispondere e anticipare le esigenze del business, saranno ben presto considerati un ostacolo alla crescita del business e perderanno la possibilità di essere considerati i partner ideali, venendo scavalcati dalle offerte che il mercato offre in modalità cloud e quindi favorendo la sempre maggiore diffusione del fenomeno della Shadow IT, con tutti i problemi di sicurezza e di rispetto di normative e policy che esso implica.
Al contrario, ridisegnare il data center in modo che diventi realmente il punto di fornitura di servizi a supporto della crescita del business, che siano personalizzati, ripetibili e ottimizzati sulle effettive esigenze delle LOB, consente alla funzione IT di continuare a giocare il ruolo di partner strategico e affidabile, consentendole di poter accedere anche al budget delle LOB per lo sviluppo di progetti evolutivi dell’infrastruttura IT. Le ultime indagini, infatti, mostrano che le aziende si stanno lentamente orientando verso questa visione, con il 60% della spesa IT in progetti finanziati in modo congiunto proprio da Business e IT.
Sergio Patano, research & consulting manager – IDC Italia