Così Facebook, Google e Apple tracciano gli smartphone

Non si traccia solo il web. Scopriamo i metodi usati dai big dell’hi-tech per tenere sott’occhio app e utenti

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Molti di noi hanno imparato a disattivare i cookie quando si visitano “certi” siti. Non si tratta di poca fiducia nei confronti delle aziende che ci sono vicine ogni giorno della nostra vita (anche troppo), semplicemente non vogliamo vedere quel paio di scarpe ovunque andiamo solo perché abbiamo osato cercarle una volta su Google. Con l’emergere dei dispositivi mobili, le compagnie hanno imparato a usare nuovi metodi di tracciamento, a volte più potenti e capaci di seguirci ovunque, su qualsiasi piattaforma ci troviamo. In realtà è stata proprio una delle big a decretare la fine dei cookie quando, nel 2007, con il lancio del suo iPhone aveva deciso di disabilitarli di default, credendo che le opzioni di raccolta pubblicitaria potessero sapere un po’ troppo di quanto gli utenti volessero rivelare. Con il passare del tempo anche il resto dei player, come Google, si è allineato alla teoria contraria ai cookie ma non direttamente, lasciando che fossero per le persone a decidere se usarli o meno, inserendo delle voci specifiche nelle impostazioni. Ma il motivo è un altro: i cookie possono tracciare solo i browser e non le app per smartphone e tablet. Ed è per questo che oggi vengono usati altri metodi per svolgere il lavoro di monitoraggio.

Facebook

Già il database di Facebook permette di fare tanto. I metadati che possiede l’azienda di Menlo Park si rifersicono ad almeno 1,3 miliardi di iscritti, di cui si conoscono colore degli occhi, capelli, data di nascita dei genitori, del matrimonio, numero di figli, parenti e datore di lavoro. Basterebbe già questo, ma Zuckerberg è voluto andare oltre. Il social network ha realizzato l’opzione SSO (Single-Sign-On) per consentire agli utenti di registrasi su certi siti con le credenziali di Facebook. Quando ciò avviene la piattaforma social si arrocca il diritto di spiare le persone, seguirle e analizzare i siti dove clicca. questi dati guidano il tipo di annunci pubblicitari mostrati sul social network.

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Google

Come Facebook, anche Google utilizza il sistema SSO. Accedendo ad un sito con le credenziali di Google permette alla compagnia di collezionare dati sulle persone e utilizzarli per le sue app (che sono davvero tante). In aggiunta, Google gestisce anche direttamente una serie di piattaforme pubblicitarie come AdSense, AdMob e DoubleClick con cui Big G riesce ad offrire pubblicità mirata su YouTube, Gmail e nei risultati di ricerca, senza distinzione tra i dispositivi utilizzati.

Apple

Le tecniche di tracciamento di Apple si focalizzano su due aspetti principali: il tuo indirizzo email, usato per accedere ai servizi su iOS e OS X, e l’account iTunesm che dona ad Apple la capacità di leggere le informazioni di pagamento di tutti i suoi utenti. L’identità di ogni persona la lega all’IDFA, ovvero “identifier for advertiser” di Apple, ovvero una stringa di codice che viene assegnata  chiunque usi un dispositivo iOS. In questo modo ogni volta che arriva una pubblicità del circuito iAd, Apple può determinare chi deve ricevere quell’annuncio e, potenzialmente, risalire a tutto ciò che quella persona ha fatto sulle sue piattaforme.