Big data e smart city al Future Forum 2014

L’agenda del futuro parte in parallelo da Udine e Napoli con le domande sull’innovazione che cambiano il lavoro e l’economia

Future Forum è il progetto della Camera di Commercio di Udine per le imprese, il territorio e il futuro (www.friulifutureforum.com) dedicato alle visioni e pre-visioni di futuro nell’economia, nella società e negli stili di vita, realizzerà la sua seconda edizione in due città italiane: Udine e Napoli.

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Future Forum si snoderà quest’anno lungo due programmi paralleli: uno a Udine (dal 22 ottobre al 15 novembre) e uno a Napoli (dal 22 al 28 ottobre). Il Forum internazionale, incentrato sulla cultura dell’innovazione e sugli scenari futuri, è sempre realizzato con le partnership di OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa), Copenhagen Institute for Futures Studies, Center for Houston’s Future e delle maggiori Università e Istituzioni internazionali, a Udine insieme a Comune di Udine e Regione Friuli Venezia Giulia; a Napoli con il Forum Universale delle Culture, nel cui programma si inserisce l’edizione napoletana del Future Forum.

Udine e Napoli

Nelle due città saranno presentate le ricerche, le scoperte, le esperienze, i cambiamenti che si prevede modificheranno la nostra vita nel prossimo ventennio. Saranno offerti, da laboratori e centri di ricerca, uno sguardo e una riflessione collettiva sul futuro, che il cuore del nord-est produttivo e la capitale del Mezzogiorno hanno richiesto ai più importanti e autorevoli studiosi ed esperti internazionali e italiani, chiamati a confrontarsi in più di cento dibattiti, conferenze, workshop, case-history dal mondo, nelle sale del Teatro San Carlo a Napoli e del Palazzo della Camera di Commercio a Udine.

Domande sul futuro

Come cambieranno lavoro, economia, saperi ed etica, tecnologia e trasferimento tecnologico, sanità e salute, gusti e alimentazione, città, turismo?

Le imprese e l’economia delle popolazioni immigrate nelle nostre città per quanto rimarranno economie extranazionali, estranee alla produzione del PIL locale e nazionale? E, prima di tutto, come si studia il futuro? Le future leadership nazionali saranno realmente multietniche? E come si formerà la classe dirigente multirazziale del futuro? Tutto è periferia di qualcos’altro o esistono dei centri e delle periferie?

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Risposte urgenti

«L’eccezionalità della crisi e del cambio epocale richiede coraggio di innovazione delle singole imprese, confronto internazionale tra modelli produttivi, capacità di guardare oltre il presente, per pre-vedere e quindi prepararsi alle nuove sfide che la globalizzazione e i mercati continuamente pongono» – ha affermato Giovanni Da Pozzo, presidente della Camera di Commercio di Udine.

«È sempre più diffusa la necessità di sviluppare nelle città un dibattito internazionale sui cambiamenti che stanno modificando i modelli a cui ci siamo abituati negli ultimi decenni, ma di cui oggi capiamo il superamento» – ha spiegato Renato Quaglia, project manager del Forum e ideatore della rassegna.

«In questi mesi, a Napoli, stiamo esplorando le culture contemporanee alla ricerca di strade capaci di accompagnare la città verso il futuro. In tal senso il Future Forum costituisce un’occasione felice per costruire reti e per determinare opportunità nuove di crescita e di sviluppo» – ha dichiarato Daniele Pitteri, commissario della Fondazione Forum Universale delle Culture, in merito alla sinergia tra Udine e Napoli.

Scenari di futuro

Datagate, nuove tecnologie, evoluzioni impreviste della globalizzazione, conflitti e flussi interetnici e religiosi, nuovi modelli economici… Chi sarà l’homo novus del 2034? In quante dimensioni potrà abitare contemporaneamente? Secondo quali modelli relazionali potrà agire? Saremo tutti periferie di qualcos’altro? O servi-meccanismi di servi-meccanismi?

Affronteranno questi interrogativi: Carsten Beck del Copenhagen Institute for Futures Studies (“I megatrend: segnali deboli di un imminente futuro”); John Wilburn del Center for Houston’s Future con Alberto Felice De Toni, rettore dell’Università di Udine (“Disegnare scenari locali per leggere la realtà e il cambiamento nel mondo”); Paola Annoni, policy analist presso la direzione generale delle Politiche Regionali e Urbane della Commissione UE (“La competitività delle regioni italiane ed europee”); l’esperto di big data dell’Università di Oxford, Viktor Mayer-Schönberger. (“La rivoluzione scientifica dei prossimi 20 anni: i big data – controllo, ma anche progresso”).

Lavoro e impresa

Siamo dentro una crisi o siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale? Sono solo italiani i bamboccioni? Chi sono quelli che sono già chiamati “extra-leader”? Quali professioni spariranno e quali emergeranno nei prossimi decenni? Quante professioni dovrà gestire ogni persona contemporaneamente? La classe media è il nuovo sud economico? E infine: “chi si offre volontario”?

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Ne parleranno Peter Marsh, editorialista del Financial Times (“The new industrial revolution! – opportunità per l’Europa e il mondo”); David Halabisky dell’OCSE (“Andiam, andiam, andiamo a lavorar…”); Henrik Jensen del Copenhagen Institute for Futures Studies (“Il futuro della work-life in Europa”); Helen Kersley della New Economic Foundation con Flaviano Zandonai di Euricse (“Chi si offre volontario?”); l’economista e direttore dell’OCSE Sergio Arzeni con Marco Orioles dell’Università di Udine e Jay Mitra dell’Università di Essex (“Tra l’Italia e il nulla: il tesoro nascosto delle economie escluse”); Ann Franz, del Northeast Wisconsin Technical College (“La fabbrica non è mai stata così cool!”); Anna Rubin dell’OCSE (“Le eccellenze locali come progetto di sviluppo”); Alessandro Rosina, direttore del centro di ricerca Laboratorio di statistica applicata alle decisioni economico aziendali (“Ma quali bamboccioni!”); con loro Carlo Borgomeo della Fondazione con il Sud; la filosofa Francesca De Vecchi dell’Università Vita-Salute San Raffaele con l’esperto di economia politica e sociale Stefano Bartolini (“Basta il PIL? Come l’amministrazione misura i suoi risultati in una società post-industriale”).

Città a confronto

James Meade, Premio Nobel per l’Economia, scrisse che Agathotopia era un’isola lontana ma raggiungibile anche da qui, non come l’isola – irraggiungibile – di Utopia: non la perfezione, ma “un buon posto per vivere”.Come saranno le città del futuro? Quale sarà il posto migliore o peggiore dove vivere? Ne parleranno: Lionel Devlieger, del collettivo belga ROTOR, celebre per le pratiche di riuso (“I re Mida – forme di recupero per il rinnovamento di materiali e luoghi”); Alastair Donald del Future Cities Project (“Il richiamo della città: da slums alla periferia” e “Verso un nuovo umanesimo in architettura”); Fulvio Irace del Politecnico di Milano con Matteo Robiglio del Politecnico di Torino (“Programmazione e visione: una città costruita insieme”); Roberto Masiero dello Iuav di Venezia e Roberto Siagri di Eurotech (“Dalla smart city alla smart land?”).

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Salute, nutrizione e scienza

La conoscenza della mappa del DNA permetterà di prevedere, oltre che le malattie, anche la nostra propensione al crimine? Sarà meno difficile essere anziani? Come moriremo in futuro? Come evolveranno le nanotecnologie e cosa potranno determinare nella nostra vita quotidiana? Clonazioni, virus ed età: chi e soprattutto cosa diventeremo nei prossimi vent’anni? Nicolò Carnimeo dell’Università di Baricon Antonello Pasini del CNR (“Com’è profondo il mare sotto questo sole – sostenibilità e cambiamento climatico dal mare al cielo”); Andrea Manfrin, dell’Università di Kent con Francesco Pascolini, farmacista e presidente e rappresentante rurale di Federfarma (“La farmacia nel futuro”); il genetista Michele Morgante con Harald Von Witzke dell’Università Humboldt di Berlino e con Massimiano Bucchi dell’Università di Trento (“Il futuro dell’alimentazione tra tradizione e innovazione”), e infine con Pietro Pietrini,socio fondatore della società Italiana di Neuroetica (“Il futuro della medicina fra molecole e cellule”); il genetista Guido Barbujani (“Perché non possiamo non dirci africani”); l’esperto di bioetica Gilberto Corbellini (“Il futuro della medicina fra molecole e cellule”); Iona Heath del College’s International Committee e dell’Ethics Committee del British Medical Journal (“Questioni di vita e di morte”), daranno risposte a questi interrogativi.

Turismo e industrie creative

E se qualcuno ricominciasse il Grand Tour tra vent’anni, cosa cercherebbe in Italia? Come sarà il turismo di mezzo secolo: esperienziale o virtuale? Le industrie creative saranno la manifattura dell’anima o la vera novità economica del secolo?

Parleranno di industrie culturali e creative e di turismo il capo della divisione Turismo dell’OCSE Alain Dupeyras (“Industrie culturali e creative e turismo”); il direttore generale del Ministero del Turismo Ninni Cutaia con Jeroen Oskam dell’European Tourism Futures Institute e Albert Postma dell’European Tourism Futures Institute (“Ancora il Grand Tour nel 2050: il turista cerca esperienze. Il turismo offre esperienze”); Martin Kruse del Copenhagen Institute for Futures Studies (“Turisti non più per caso”).