In Italia le app mediche sono carenti in fatto di trasparenza nell’uso dei dati degli utenti, tanto che una su due non fornisce un’informativa adeguata prima del download oppure eccede chiedendo dati superflui rispetto alle funzionalità offerte
A dirlo è il Garante della privacy, dopo un’indagine iniziata il maggio scorso sulla verifica del rispetto della normativa italiana sulla protezione dati da parte di applicazioni che utilizzano dati sanitari.
Maggior attenzione ai dati personali
Dai risultati è emerso anche che gli italiani non sono adeguatamente tutelati e spesso non sono messi in condizione di esprimere un consenso libero e informato.
Eppure questa tipologia di app, in forte espansione negli ultimi tempi, presenta profili molto delicati per la privacy delle persone. L’azione del Garante si inserisce nel contesto del “Privacy Sweep 2014”, un’indagine su larga scala promossa dal Global Privacy Enforcement Network (GPEN), la rete internazionale nata per rafforzare la cooperazione tra le autorità della privacy di tutto il mondo e di cui il Garante italiano fa parte.
L’idea di prendere in considerazione le app mediche o di wellness è peraltro condivisa ampiamente dalla Commissione europea, che ha recentemente avviato una consultazione sulla ‘Mobile Health’ e ha pubblicato il libro verde sulle applicazioni sanitarie mobili (Green Paper on Mobile Health).
Solo il 15% ha un’informativa chiara
Dall’indagine è emerso anche che in molti casi l’informativa privacy non viene adattata alle ridotte dimensioni del monitor, per cui risulta quasi illeggibile oppure viene volutamente collocata in sezioni che riguardano le caratteristiche tecniche dello smarphone o del tablet.
Le azioni da intraprendere sono ancora al vaglio da parte del Garante, ma si ipotizzano interventi prescrittivi o sanzionatori.
Cresce quindi, soprattutto a livello internazionale, la preoccupazione per le app che offrono servizi che vanno dai giochi al meteo, dalle news ai servizi bancari, applicazioni che raccogliendo un’ingente quantità di informazioni personali, necessitano di maggior trasparenza e chiarezza prima dell’uso.
Su un totale di oltre 1200 applicazioni esaminate, solo il 15% presenta un’informativa privacy realmente chiara. Nel 59% è stato addirittura difficile reperire un’informativa privacy prima dell’installazione. (AGI) .