Facebook, Google e Twitter danno vita al progetto “Todo” con l’obiettivo di educare le persone all’uso del software alternativo e migliorare il suo sviluppo
Il software open source è di certo un qualcosa che va implementato e studiato maggiormente. Nato come progetto collaborativo e il cui sviluppo può essere intrapreso da chiunque, la fama di far parte di una cerchia dedicata agli smanettoni è un’etichetta che da sola non fa altro che ingabbiarlo in quelle maglie da cui i suoi stessi fautori hanno cercato di liberarlo. E’ indubbio che sin dalla sua nascita, l’idea di open source si sia scontrata con i grandi nomi della tecnologia, incarnando una sorta di male assoluto nelle mani di chi non sa cogliere le opportunità di fare business con l’hi-tech.
Per i detrattori, non può esistere un software valido e sicuro se il suo codice è conosciuto a livello pubblico, invece di starsene chiuso nei cassetti di una ristretta oligarchia di persone. Dall’altra parte, chi sostiene l’open source è fermamente convinto della necessità che un software possa crescere solo con l’aiuto dei suoi utenti e grazie alle idee degli sviluppatori che aiutano a migliorarlo. Non è dato a noi giudicare chi abbia ragione o meno, l’importante è che la sola idea di open source abbia fornito al mercato una scusa più che valida per abbassare i prezzi di alcune suite “chiuse”, che fino a qualche tempo fa monopolizzavano il mercato.
I big ci credono
Ma non è ancora abbastanza. Per consentire ai programmi a codice aperto di uscire ancora di più allo scoperto e farsi conoscere da una più ampia fetta di persone, alcuni big della rete tra cui Facebook, Google e Twitter hanno deciso di dar vita a “Todo”, un’iniziativa per promuovere l’uso di software open source e lo sviluppo di nuove idee che si basano sullo stesso concetto di codice condiviso. Jay Parikh, che è a capo dell’infrastruttura di Facebook, ha spiegato: “Il nostro obiettivo è capire come possiamo aiutare a sviluppare i progetti open source in tutto il mondo”. Oltre a sensibilizzare le persone sull’esistenza di alternative open source ai programmi più conosciuti, Todo potrebbe intervenire direttamente nei progetti, scovati in giro per il mondo, ritenuti più validi, anche dal punto di vista del business (in barba ai criticoni). Ma la partnership potrebbe creare anche un canale formativo specifico per lo scambio di informazioni tra esperti e appassionati, uno spazio fisico e virtuale dove discutere e condividere le ultime sperimentazioni nel campo dell’open source.