IDM, l’evoluzione del BPO documentale

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Oltre a gestire la documentazione e i flussi di lavoro, la società milanese si espande nell’area delle tecnologie a supporto della dematerializzazione

È sicuramente una bella realtà. Ed è tutta italiana. Integra Document Management (IDM, www.integradm.it), fondata nel 2001 da tre soci, che ne sono ancora azionisti di maggioranza accanto a un fondo di private equity, è riuscita nel corso degli anni a farsi largo nell’arena molto competitiva dei servizi di document & business process outsourcing, che vengono forniti con una piattaforma proprietaria e con livelli di servizio (SLA) che arrivano fino ad un’ora lavorativa. In sostanza, a IDM si può affidare la gestione di tutti i documenti cartacei e digitali, permettendo di concentrarsi sulle attività a maggior valore e magari mettendo a reddito gli immobili, spesso dislocati in aree cittadine centrali, dove sono solitamente conservati i documenti. «Parliamo di dematerializzazione e di un processo paperless e nel caso delle assicurazioni, della gestione delle polizze» – spiega Mario Calcagnini, direttore generale di IDM, chiarendo come – «il servizio fornito dalla società si collochi tra l’agenzia che genera le polizze con gli inevitabili allegati e la compagnia assicurativa, alla quale vengono prestati servizi di back office di valore».

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Leader nelle assicurazioni

L’esempio delle assicurazioni non è preso a caso, in quanto, precisa Calcagnini, «praticamente tutte le compagnie assicurative operanti in Italia sono nostre clienti e rappresentano il 45% del nostro fatturato», che nel 2013 si è attestato nell’ordine dei 34 milioni di euro, con il 16% di margine. Del resto, con più di 600 persone, sette siti logistici in Italia e oltre 200 grandi clienti, IDM si posiziona tra i maggiori operatori di mercato a livello nazionale, ed è l’unico davvero specializzato in questo ambito. Grazie al proprio know-how, la società è oggi in grado di gestire oltre 1.000 differenti processi documentali, con 700 milioni di immagini trattate ogni anno, nove miliardi di immagini online, fino a 400mila utenti online giornalieri, tre milioni di box archiviate e fino a duemila e 500 richieste di ricerca giornaliere.

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Tra banche e altri settori

Oltre al 45% nell’ambito assicurativo, un’altra buona percentuale del fatturato di IDM, pari a circa il 40% è realizzata nel settore bancario e parabancario, grazie all’acquisizione, avvenuta a inizio 2009, di Anacomp Italia, filiale locale della nota società californiana specializzata nella gestione avanzata in modalità SaaS dei flussi documentali critici per le aziende. In particolare, IDM è in grado di proporre al settore bancario un’applicazione software avanzata per seguire in maniera completa il workflow delle pratiche tipiche del settore, «con una forte componente collaborativa, soprattutto negli ambiti molto delicati della risk evaluation e della gestione dei mutui» – fa notare Calcagnini. Il restante 15% del fatturato nasce dai servizi offerti in ambiti quali per esempio telecomunicazioni, media, multiutility e GDO. Ma l’idea è quella di espandersi ulteriormente in questi ultimi settori, «sviluppando expertise ancora più approfondite, grazie a team in grado di parlare la stessa lingua del cliente, affinando ancora di più l’approccio che si è già dimostrato premiante negli ambiti assicurativo e bancario» – sottolinea Calcagnini.

L’ora della dematerializzazione

Però le linee di sviluppo di IDM non si esauriscono qui, perché vi sono altre due direttrici sulle quali si sta indirizzando l’evoluzione della società. Da una parte, vi è lo sviluppo dell’offshoring, cioè l’apertura di filiali all’estero, con il primo tassello della recente apertura di una sede in Romania, che opera completamente in modalità desktop remoto per permettere di conservare tutti i dati rilevanti in Italia, e dall’altra parte c’è l’accelerazione decisa verso le tecnologie a supporto della dematerializzazione. Si parla soprattutto, per fare qualche esempio, di firma grafometrica e remota: tutti elementi «che ci permetteranno di essere pronti per supportare una gestione paperless based dei documenti già nativi in formato elettronico» – conclude Mario Calcagnini. La concorrenza è avvertita.

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