Sono molte le imprese che si trovano ad avere grandi quantità di licenze software non utilizzate, licenze che possono essere tramutate facilmente e velocemente in valore economico. Il punto di vista di ReLicense
A cura di Corrado Farina, Country Manager per l’Italia, ReLicense AG
La tecnologia corre. Ed il mercato le sta dietro. Aziende di ogni settore e dimensione sono chiamate a rivedere frequentemente i loro processi, per essere sicure di sfruttare al meglio tutte le opportunità. Nell’epoca della globalizzazione e del real time, fermarsi può essere rischioso. Le opportunità non colte possono essere sfruttate dai concorrenti ed anche il posizionamento più vantaggioso può essere messo a repentaglio.
L’IT offre strumenti utili per mantenere questo passo. Ma può essere essa stessa fonte di preoccupazione per un’azienda. Pensiamo alle diverse versioni software che si succedono, con tempi sempre più serrati, e alle difficoltà di dover gestire e integrare soluzioni di generazioni differenti. Accedere alle release più recenti può essere a volte di vantaggio per il business, ma spesso non è in realtà necessario. Anzi, nel momento in cui l’azienda analizza lo stato delle licenze al fine di ottimizzarne la gestione e garantirsi la compliance alle normative, scopre di avere bisogno di versioni meno recenti delle ultime, oppure di avere licenze in eccesso. Correttamente acquistate, ma non più utilizzate.
Succede molto di frequente: aziende che non effettuano il re-harvesting quando sostituiscono l’hardware esistente con macchine nuove, oppure quando un software in essere viene sostituito con un altro e il precedente prodotto dimenticato nei propri libri contabili. Avviene anche a seguito di processi di riorganizzazione aziendale, purtroppo frequenti in un momento storico intenso come quello attuale. Quando un’impresa contrae le proprie attività, o nel caso si verifichi una fusione tra realtà differenti, il surplus di licenze software è uno degli effetti collaterali più frequenti. Tipicamente già ammortizzate, rappresentano il classico caso di risorse “dormienti” non utilizzate ma potenzialmente foriere di un ritorno economico. Alcuni analisti stimano in oltre 1 miliardo di Euro il valore complessivo di licenze software comprate ma non utilizzate dalle aziende europee.
C’è però un modo in cui queste licenze possono essere monetizzate: renderle disponibili sul mercato del software di seconda mano, andando a soddisfare esigenze di altri utenti e parallelamente portando all’azienda risorse economiche fresche in tempi relativamente brevi.
Il mercato del software usato, o di seconda mano, sta guadagnando spazio. Si tratta di una pratica ancora relativamente poco nota in Italia, più diffusa nel centro Europa, perfettamente legale se fatta a regola d’arte, come ha stabilito una sentenza della Corte Europea di Giustizia del 3 luglio 2012.
Le aziende hanno budget spesso limitati per finanziare la crescita e supportare le proprie attività quotidiane. Le risorse derivanti dalla vendita di licenze inutilizzate sono già presenti in azienda, si tratta solo di trovare il modo di farle fruttare. Per questo un’attività di auditing interno tesa all’identificazione delle licenze software e del loro effettivo utilizzo è fondamentale e rappresenta il primo passo di un processo destinato a monetizzare queste risorse, con vantaggi economici e gestionali. La cessione delle licenze avviene infatti dopo la verifica della piena titolarità del diritto d’uso in capo al primo acquirente. Quindi tutti i passaggi sono documentati e certificati.
Il software usato può avere un grande valore ed è importante che i responsabili IT ne siano a conoscenza.