Benvenuti nell’era del rischio

Risk management, liquidità, high performance analytics e turbofinanza. Lo scudo dell’unione bancaria europea ci metterà al riparo?

I nuovi adempimenti normativi previsti da Basilea 3 e Solvency II con pratiche di governance più forti e più trasparenti determinano un rafforzamento a livello di sistema per il mondo bancario e assicurativo. Questo permetterà di tenere meglio sotto controllo i fattori di rischio che hanno determinato la crisi finanziaria che ha avuto un impatto a catena anche sull’economia del credito.

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Ma che cosa succede se nel mercato finanziario fanno il loro ingresso nuovi intermediari, dai fondi di investimento ai siti peer-to-peer, che stanno prendendo il posto delle banche tradizionali?

La crisi del 2008 è stata provocata dai prestiti cartolarizzati e venduti alle banche che si sono rivelati poi tossici. Il problema delle banche “too big to fail” è ancora irrisolto. Il banchiere Alessandro Profumo, dal Festival dell’Economia di Trento suggerisce che più «cartolarizzazioni e imprese più grandi» sono i passi necessari per il futuro. E dal canto suo, l’economista Luigi Zingales ricorda che la credibilità degli stress test europei è bassa: «Li passano banche che poi falliscono».

PIÙ COMPLESSITÀ MENO FIDUCIA

Le perdite associate a svalutazioni di attivi o perdite sui crediti generate dalla crisi finanziaria sono stimate oltre 2,3 trilioni di dollari (dati FMI). Le banche si proteggono contro i rischi dei cattivi clienti, ma se le banche non si fidano più tra di loro, il sistema si blocca e il denaro non circola.

Di fronte ai rischi associati alle attività delle istituzioni finanziarie, Basilea 3 ha introdotto nuove misure di rafforzamento e l’Ecofin ha affrontato la questione degli stress test. Poiché la BCE assumerà il ruolo di vigilanza unica sulle banche europee il 4 novembre 2014, il periodo finestra fino a quella data andrà gestito nel modo più efficiente possibile. Basilea 3 ha imposto requisiti patrimoniali più severi per l’operatività delle banche. Di fatto, Basilea 3 incrocia la normativa Solvency II per le assicurazioni e dà una nuova definizione di capitale e di rischio non solo quantitativa, ma anche qualitativa. I nuovi requisiti normativi avranno impatto sulla qualità del capitale, la gestione del rischio, il processo del credito, la governance degli istituti.

La Banca centrale europea ha deciso di ridurre il costo del denaro al minimo storico dello 0,15% dal precedente 0,25%. Basterà questo a sbloccare il sistema del credito alle imprese?

PERFORMANCE AD ALTA FREQUENZA

I grandi capitali si spostano da una parte all’altra del Pianeta alla velocità di un click. Grandi società, istituzioni e governi sono esposti a rischi sempre più alti. Sul piano del trading, l’high frequency trading è una modalità di intervento sui mercati che si serve di sofisticati strumenti software e hardware, con i quali mettere in atto negoziazioni ad alta frequenza, guidate da algoritmi matematici, che agiscono sui mercati.

Mentre i mercati globali diventano sempre più intrecciati, il rischio può solo moltiplicarsi all’interno dei sistemi finanziari ed economici mondiali.In Europa, le transazioni ad alta frequenza – la cosiddetta “turbofinanza” – rappresentano circa il 40% degli scambi totali e la potenziale pericolosità di tali strategie, per la stabilità dei mercati, è stata implicitamente ammessa anche dagli stessi operatori.

Eppure, comprare azioni di una società significa investire, rischiare e credere nel futuro di quella società. Ma quale tipo di futuro di crescita possiamo pensare di costruire se si tengono quelle azioni solo per 10 secondi?

DEMOCRATIZZAZIONE DEGLI ANALYTICS

Secondo gli analisti di IDC (Worldwide Financial Services 2014) sarà necessario imparare a vendere il rischio come una proposta di valore. Analisi di frode, report di conformità, modellazione della liquidità e soluzioni contro le minacce alla sicurezza delle infrastrutture critiche saranno le principali voci di spesa per i CIO del settore finance. Per controllare i rischi servono regole e informazioni.L’evoluzione dei requisiti gestionali e regolamentari sta aumentando l’attenzione ai modelli interni. E grazie all’approccio analitico, il rischio da semplice variabile da controllare può diventare fonte corretta di redditività.

Nell’area del liquidity risk, i big data analytics possono esprimere al massimo livello le loro potenzialità. Ma quali sono le nuove sfide per il modello di business bancario e assicurativo?

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Per Anselmo Marmonti, regional sales leader risk di SAS, la possibilità di valutare la liquidità di mercato e ottimizzare le strategie a livello complessivo con analisi di scenario on demand in (quasi) real time rappresentano le nuove sfide. «É necessario ottimizzare la liquidità e l’allocazione del capitale con la stessa velocità con cui cambiano i mercati. I big data analytics supportano il management nel prendere decisioni di business più adeguate ed efficaci, agendo sulle modalità di attribuzione della redditività tra le diverse unità e adottando o meno incentivi all’assunzione dei rischi in linea con le politiche aziendali. Stiamo parlando di coprire le esigenze normative, gestire meglio la propria esposizione al rischio ed essere quindi più preparati a prendere decisioni rapide. Tutto ciò non è possibile senza un’adeguata democratizzazione degli analytics a livello aziendale».

La sfida non coinvolge solo gli esperti statistici e i guru informatici, ma anche tutti gli utenti più vicini al business. Quest’obiettivo è raggiungibile attraverso due concetti: sofisticatezza degli strumenti analitici coniugata con concetti di semplicità. Le informazioni di maggior valore devono arrivare nei tempi necessari per prendere decisioni giuste al momento giusto.

«Questo è ciò che guida SAS nello sviluppo delle proprie soluzioni» – sostiene Marmonti. «Gli analytics di SAS aiutano banche e assicurazioni ad avere una visione completa delle proprie posizioni creditizie a rischio insolvenza attuali e previste, con stress test centralizzati e una solida infrastruttura in grado di aggregare le esposizioni da tutti i segmenti, business unit ed eventualmente altre realtà collegate allo stesso gruppo. In particolare, SAS for Liquidity Risk offre modelli più sofisticati in grado di valutare nel modo migliore sia i singoli rischi sia le interrelazioni fra le diverse tipologie. Grazie alle funzionalità di analisi e alle alte performance di calcolo, le aziende possono gestire in modo più efficiente i rischi associati alla liquidità, monitorando le operazioni per evitare l’impatto negativo sul risultato economico, allocando meglio le risorse e mantenendo un equilibrio in termini di durata e di composizione del debito in modo da garantire i livelli di redditività desiderati, specialmente in periodi di alta volatilità».

PRESIDIARE IL RISCHIO

Uno dei principali rischi a cui una banca è tipicamente esposta nel corso delle proprie attività è rappresentato dal rischio di liquidità che è determinato dall’incapacità da parte della banca di rispettare gli impegni di pagamento alle scadenze a causa della difficoltà di reperire fondi (“funding liquidity risk”) o di liquidare attività sul mercato (“asset liquidity risk”). «Il presidio dei rischi è un processo complesso e sempre più strategico, che coinvolge il management a più livelli e una molteplicità di funzioni aziendali; esso si articola in diverse fasi, ugualmente rilevanti e fortemente integrate» – spiega Jean-Pierre Giannetti, country manager di MicroStrategy Italy. L’area del Liquidity Risk rappresenta un campo di azione in cui le potenzialità dei big data analytics risultano particolarmente evidenti. «Qui, dove l’esigenza di fronteggiare grandi volumi di dati si coniuga con la necessità di effettuare analisi sofisticate in tempo reale, i big data analytics costituiscono l’anello di congiunzione tra la tipologia dei bisogni espressi dagli utenti business e la volontà dell’IT di ricondurre gli investimenti nell’ambito di una evoluzione strutturale ormai ritenuta improcrastinabile. MicroStrategy è all’avanguardia nelle soluzioni innovative per la gestione dei big data. Nel 2013-2014, MicroStrategy ha introdotto sul mercato un set di soluzioni estremamente innovative in grado di gestire multi-terabyte di dati e ottenere informazioni in tempo reale».

LE NUOVE REGOLE

Nell’attività di erogazione e gestione dei crediti, la componente rischio è la più problematica. Lo scenario economico attuale ne ha accentuato il peso e sta producendo un indebolimento generale nella qualità del portafoglio crediti. «L’attenzione è dunque da sviluppare lungo tutta la catena del processo del credito, per valutare in modo puntuale e accurato il merito creditizio iniziale e diminuire nelle fasi di post delibera la rilevanza dei crediti irregolari» – mette in evidenza Gianni Genta, partner di ATS – Advanced Technology Solutions. «L’attribuzione del rating non è più sufficiente, è necessario eseguire correlazioni fra dati interni e informazioni provenienti da fonti esterne specializzate, per generare indicatori sintetici di qualità in logica predittiva. Nell’area della cessione del quinto si crea uno stretto e costante rapporto fra la società finanziaria e le imprese che versano periodicamente le quote (ATC). È necessario valutare anticipatamente la situazione finanziaria delle imprese e innescare un continuo monitoraggio, per controllare la regolare affidabilità creditizia e captare gli eventi che potrebbero determinare cambiamenti di rischiosità».

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INTEGRAZIONE RISK & FINANCE

Come si può trasformare il rischio da semplice variabile da controllare a fonte corretta di redditività? La volatilità è il parametro di riferimento che misura l’incertezza circa l’evoluzione delle future fluttuazioni dei rendimenti. «Questo porta le imprese a integrare sistemi (credit risk management, FX, commodity e di liquidity risk) al fine di applicare i modelli VaR al portafoglio di attività e passività comprensivi dell’attività operativa e dove l’incertezza del futuro cash-flow costituisce un fattore di rischio» – spiega Roberto De Flumeri, presales manager di Gruppo Formula. «Un’impresa è interessata a evitare difficoltà finanziarie, carenze di liquidità e a identificare il rischio in termini di flusso di cassa. Il Cash flow at Risk può essere molto utile per definire la struttura finanziaria dell’impresa, compiere le scelte più corrette in tema di capital budgeting, analizzare le coperture di rischio da effettuare e misurare correttamente le performance realizzate».

La gestione del rischio finanziario nasce dalle esigenze di adottare criteri di gestione e sistemi di controllo in linea con l’attuale contesto normativo. Le nuove regole attribuiscono al CDA la responsabilità del controllo dei rischi finanziari aziendali. «Un tempo i rischi di cambio e di tasso venivano gestiti su fogli elettronici, pratica che implicava imprecisioni e poneva limiti di copertura nelle aree di gestione del rischio» – dice Andrea Guillermaz, direttore commerciale di Piteco. «Oggi, si intende gestire al meglio tutti i processi di corporate financial risk management, per monitorare l’esposizione ai rischi finanziari e per produrre un corretto financial reporting. L’implementazione di processi di gestione del rischio finanziario e l’utilizzo di sistemi gestionali a supporto hanno determinato importanti vantaggi per l’impresa: puntuale gestione dei flussi informativi e dei workflow, maggior conoscenza del profilo di rischio dell’impresa e più ampio coinvolgimento dei vertici aziendali nelle scelte di CFRM. Piteco, in questo senso, offre alle aziende la suite CFRM, consolidata soluzione in grado di assicurare la piena copertura del trattamento dell’area financial risk management, la capacità avanzata di elaborazione delle informazioni, il monitoraggio delle variabili e un pronto adeguamento alle novità normative e alla compliance».

GESTIONE DEI RISCHI IT

Per Teresa Roma, responsabile della linea Information Management di System Evolution, un importante sviluppo per il mondo bancario arriva dagli aggiornamenti della Circolare 263 di Banca d’Italia e al Regolamento 20 di IVASS. «Tra gli elementi di rilievo, e sono davvero molti, la classificazione dei rischi informatici nella categoria dei rischi operativi con la conseguente necessità per le strutture ICT di adottare e applicare periodicamente una metodologia per la gestione dei rischi IT; e ancora l’evoluzione del concetto di data quality, sempre più condizione necessaria per una corretta valutazione dei rischi, verso una più ampia pratica dei principi di data governance. Le conseguenze, ma anche i potenziali vantaggi strutturali per le banche e assicurazioni, e non solo per il loro IT, sono enormi». Parlando di credit risk management, gli strumenti informatici, in particolare le applicazioni analitiche, svolgono un ruolo fondamentale nelle banche non solo nella valutazione dei rischi, ma anche nell’identificazione di aree di opportunità. «Per alcune banche – racconta Teresa Roma – abbiamo realizzato alcuni sistemi di monitoraggio dei crediti deteriorati e della transizione tra stati del credito (past due, incagli, sofferenze, ristrutturati, rientri in bonis), analizzabili per una serie di criteri (es. settore di attività, geografia, classe di rating). Queste applicazioni, che supportano gli analisti della banca nell’identificazione di segmenti di mercato con un adeguato bilanciamento tra rischi e opportunità, sono un utile complemento gestionale agli strumenti per la valutazione dei rating».

BIG DATA E LIQUIDITY RISK

Il rischio di liquidità, definito dalla normativa regolamentare in termini di incapacità di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) e di incapacità a smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk), deve essere gestito dalle banche tramite un sistema di presidi strutturato e formalizzato. «Tra il 2014 e il 2018, le banche dovranno adeguare i loro sistemi di monitoraggio del rischio di liquidità a due indicatori di Balisea 3: liquidity coverage ratio e net stable funding ratio» – ricorda Giovanni Crida, executive account manager finance sector di Information Builders. Le banche hanno avviato una serie di processi per la produzione dei report da inviare alla Banca d’Italia. «Le soluzioni iWAy,WebFOCUS e Hyperstage di Information Builders sono in grado di interrogare automaticamente le fonti dati aziendali direttamente dai principali sistemi legacy della banca e da tabelle di varia natura (SQL/SERVER, DB2, file sequenziali e fogli excel utente) per ottenere tutte le informazioni sulle riserve di liquidità in termini di stock, operazioni ed eventi, le informazioni relative al “valore di mercato” degli attivi che costituiscono le riserve e le integrazioni utente».

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MISURARE IL RISCHIO

Le regole di Basilea 3 hanno spinto le banche a comprendere e valutare con una vasta gamma di misure ogni impatto sui loro portafogli di business. «E ogni strumento deve essere esaminato per verificarne l’impatto sul bilancio, l’influenza, la liquidità, il profit & loss, il capitale regolamentare ed economico e la redditività risk-adjusted» – spiega Manola Rossetti, amministratore delegato di SESA Business Solutions. «La produzione di un tale mix di informazione ha richiesto alle banche di integrare le informazioni sul rischio con informazioni finanziarie e la costituzione di un sistema unico di valutazione del rischio e della finanza. La rapidità di analisi dello scenario e la possibilità di trovare soluzioni on demand ottimizzate per la liquidità e le esigenze di capitale devono rispondere alla velocità del mercato. Ma il rischio operativo? «Già Basilea 2 aveva previsto la valutazione del rischio operativo nei requisiti patrimoniali» – continua Manola Rossetti. «È evidente come le banche siano ancora in fase di implementazione del processo ERM e non abbiano ancora una visione complessiva del rischio, ma una visione verticalizzata al rischio finanziario e di liquidità da cui deriva la stretta creditizia. Valutare il rischio operativo, il rischio finanziario e simulare scenari diversi secondo gli standard Basilea 3 significa avere strumenti per definire misure anticicliche atte a ridurre la prudenza di tutti gli standard patrimoniali rigidamente definiti. Le soluzioni di Risk Management di SESA Business Solutions consentono di gestire e monitorare il processo ERM, simulare scenari, stabilire l’esposizione e una tolleranza al rischio di liquidità, definire una riserva di liquidità adeguata, progettare e utilizzare scenari di stress test, predisporre un piano di finanziamento operativo e di fare credit scoring».

FARE UN SALTO DI RESPONSABILITÀ

La crisi finanziaria ha reso anacronistica la classificazione classica tra rischi simmetrici e rischi asimmetrici, vanificando rendimenti attesi ed evidenziando le lacune degli strumenti di controllo e dei modelli validi solo in situazioni “normali”. «Una maturata consapevolezza dei propri rischi operativi e di compliance, dei propri mezzi di contrasto all’illecito, nonché delle potenziali ripercussioni derivanti dalla mancata individuazione della rischiosità, sono il nuovo orizzonte verso il quale le banche si stanno indirizzando» – afferma Claudio Ruffini, presidente di Augeos. «La corretta gestione integrata di tutti i rischi con i controlli non solo rende più efficiente la banca ma le permette di concentrarsi sul suo core business. In questa precisa ottica, si inserisce l’offerta integrata di Augeos, la quale con Risk Shelter e Normageos mette a disposizione delle moderne banche due eccellenti strumenti in materia, rispettivamente, di rilevazione, analisi e gestione dei rischi e dei controlli applicati ai processi aziendali». È necessario – però – che si ritorni ad assumere i rischi in modo più sostenibile. Se da un lato la crisi nasce dall’esposizione a rischi eccessivi, dall’altro il rischio di desertificazione economica da rischi insufficienti può bloccare il sistema. Bisogna trovare un equilibrio tra rischio e performance. Le regole tecniche da sole non bastano, ci vuole trasparenza dei comportamenti per fare un salto di responsabilità. Il mondo della finanza deve ricreare il rapporto di fiducia e ritrovare una sintonia nuova con il mondo che lavora, che produce e che innova.