Android: “Gli antivirus sono una perdita di tempo”

A dirlo è Adrian Ludwig, capo del settore sicurezza che ammette come tutto ciò che si possa fare per proteggere il sistema è già dentro l’OS

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Se siete tra quelli che utilizzano un antivirus per smartphone e tablet Android dovreste sapere che non serve a nulla. Ad affermarlo non è un dipendente di Apple ma addirittura il capo della divisione sicurezza di Google, Adrian Ludwig. Il problema è che le app per la protezione mobile, secondo Ludwig, non apportano così tante migliore alla sicurezza del dispositivo rispetto a quanto già offre Android di per sé.

“Non vi è una sola ragione per cui si debba installare un antivirus – ha detto al Sydney Morning Herald – in aggiunta alla sicurezza che già noi offriamo. Se ci fosse bisogno di quel tipo di protezione sarei il primo ad usarla, ma la media di utenti Android non ha bisogno di installare un antivirus”.

Analisi automatica delle minacce

Android, come le altre piattaforme, non è di certo immune alle minacce digitali, anzi. Il problema è che il robottino verde è il sistema operativo più bersagliato dal crimine informatico su mobile. Secondo un ultimo report di F-Secure, il 99% dei malware prodotti per smartphone sono indirizzati ad Android. Se i malware si mostrano soprattutto sotto forma di app maligne pubblicare sul Google Play, e non sempre intercettate dal team di sicurezza prima che vadano online, il modo migliore proteggersi resta il buon senso e le avvertenze date da Android quando si cerca di installare .apk manuali o di dubbia provenienza.

Anche le app antivirus avvertono l’utente allo stesso modo e, come il sistema operativo Android, non possono fare nulla se è il possessore del dispositivo ad acconsentire all’installazione di un’app, anche dopo essere stato avvertito della possibile minaccia. Secondo Ludwig, ogni app Android prima di essere pubblicata passa attraverso un sistema di verifica automatica che analizza ogni possibile minaccia presente. Solo che qualche volta un app maligna sfugge i controlli, ed è allora che sono guai.

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