Confindustria Digitale è pronta a far ricorso contro l’equo compenso per copia privata, ritenuto un provvedimento anacronistico e un freno alla digitalizzazione del Paese
Dopo Altroconsumo anche Confindustria Digitale si scaglia contro l’equo compenso, il contributo che i produttori devono corrispondere alla SIAE per risarcirla delle copie private realizzate tramite dispositivi elettronici. L’obolo all’associazione che tutela agli artisti ha visto salire le sue tariffe a seguito della firma dello specifico decreto da parte del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. Ad esempio, uno smartphone con memoria da 16 GB costerà all’utente finale 4 euro in più.
“Equo compenso? Anacronistico e contro gli interessi del Paese”
Il presidente Elio Catania ha sottolineato come il provvedimento non solo sia anacronistico, ma rallenterà lo sviluppo digitale del Paese.
[blockquote style=”4″]”Il sistema dell’equo compenso va completamente rivisto per rappresentare anche gli interessi e i trend dell’industria digitale e dei consumatori. Siamo pronti a fare ricorso”, ha detto il numero uno di Confindustria Digitale. “Riteniamo l’aumento del compenso per copia privata non solo una misura del tutto ingiustificata rispetto agli attuali trend tecnologici e di consumo – ha aggiunto Catania – ma anche un segnale in contrasto con l’esigenza, riconosciuta prioritaria dallo stesso governo Renzi, di favorire l’innovazione digitale nel Paese”.[/blockquote]