Tim Berners-Lee «Mettere al centro le persone». Non solo a parole

Innovazione, trasparenza e la minaccia del controllo.
Dagli ICT Days di Trento, Sir Tim BL: «L’indipendenza della stampa e la libera circolazione delle informazioni garantiscono la democrazia».
Chi darà ragione a chi si dà torto da solo?

 
Mai incontrare i propri miti perché la delusione sul piano umano potrebbe essere troppo grande. Quella che sarebbe dovuta essere un’intervista esclusiva nello stile di questa rubrica si è trasformata invece in una semplice cronaca. Sir Tim Berners-Lee – che ha inventato il world wide web e ha pure coniato il familiare W.W.W. – ha inaugurato il 22 marzo il quartiere “full digital” di Trento. Per incontrarlo su proposta di Trentino Network e di una nota agenzia milanese, sono partito all’alba caricato (un tanto al chilo) su un pulmino insieme a un gruppo di dieci giornalisti delle testate più importanti.

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La carota era la possibilità di intervistare uno dei padri dell’ipertesto, mentre il bastone era rappresentato dal disagio di una trasferta nel giorno dello sciopero nazionale dei trasporti. Tutto sommato, solo un modesto sacrificio per intervistare uno dei miti della mia adolescenza geek.

Peccato che le cose non siano andate proprio così. La mancanza di comunicazione tra i vari uffici stampa dell’evento – compreso quello della Provincia autonoma di Trento, così autonoma da ignorare le esigenze di chi aveva viaggiato quatto ore per raggiungere la destinazione e fare il proprio mestiere – ha caratterizzato il clima dell’evento, dimostrando che nell’era dell’ICT, il vero fattore critico sono le persone, non le tecnologie. Ma chi è abituato a cercare notizie non si formalizza certo per la mancanza di cerimoniale in un evento dove ogni cosa è istituzionale e così mi sono adattato subito a scrivere il pezzo in piedi con la macchina fotografica in una mano e il tablet nell’altra. Il web non ha forse insegnato a una generazione intera di giornalisti a essere non solo mobili e ubiqui, ma anche acrobatici e multitasking? Ma andiamo avanti. Il keynote di Sir Tim Berners-Lee ha fatto da introduzione alla tavola rotonda (senza tavolo) sul tema delle smart city in una società in continua evoluzione. Al panel, hanno partecipato Oscar Cicchetti, head of Strategy di Telecom Italia, Clara Pelaez, vice president Strategy & Marketing di Ericsson Regione Mediterranea, Gianni Camisa, amministratore delegato di Dedagroup ICT Network; Luca De Biase, presidente Fondazione Ahref; Lorenzo Fiori, direttore tecnico di Finmeccanica; Fabio Florio, head of Business Development Italia Smart and Connected Communities di Cisco; Franco Salvetti, principal architect Microsoft Bing; Dario Avallone, direttore Ricerca e Sviluppo del Gruppo Engineering.

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Ma Sir Tim Berners-Lee restava l’ospite più atteso della giornata. Lo spazio era quello della nuova area residenziale “Le Albere”, progettata da Renzo Piano, esempio più che riuscito di eco-sostenibilità e innovazione. Arrivato da Boston come una vera star, Sir TimBL ha catalizzato l’attenzione di giornalisti e fotografi. Dress code: informal. Camicia celeste, senza cravatta, blazer e jeans blu scuro, zainetto sulla spalla. Esiste anche un modo casual di essere snob. Sir TimBL ha esordito parlando della centralità delle persone e di trasparenza. «L’ubiquità della Rete – ha detto – è più importante della velocità». Così dagli ICT Days di Trento il riferimento all’Italia non è apparso puramente casuale. In Italia, la diffusione della Rete è a macchia di leopardo e il digital divide tecnologico e culturale rappresenta ancora un ostacolo da superare. Qual è il futuro delle città intelligenti, della crescita dell’utilizzo di Internet e della conseguente necessità di rendere il web sempre più aperto e accessibile a tutti? Sir Tim Berners-Lee ha evidenziato l’enorme potenziale del world wide web come strumento utile per abbattere le barriere geografiche e culturali. «Reputazione, trasparenza e conoscenza sono le regole della partecipazione». I confini del web coincideranno sempre di più con quelli del mondo reale.

Per il cavaliere della Rete e comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, «il web è uno strumento potentissimo non solo per scambiare informazioni, ma soprattutto per condividere i processi decisionali in massima trasparenza». Con buona pace dei governi, delle imprese e dei “signori della Rete”.

Il keynote è durato poco meno di un’ora. Dopo aver seguito nella posizione del trampoliere ogni singolo passaggio del suo discorso, finalmente è arrivato il momento più atteso: l’incontro con la stampa per le interviste. Mentre recuperavo l’attrezzatura, per avviarmi in uno degli appartamenti del nuovo quartiere green, uno dei collaboratori di Tim Berners-Lee ha annunciato che ogni ripresa della conferenza stampa (notoriamente le conferenze stampa sono pubbliche, mica sono un concerto) per essere utilizzata doveva essere approvata dallo staff. Comunico così alla redazione di pubblicare solo il pezzo generale e di tenere in stand-by il girato (per il quale a distanza di un mese sono ancora in attesa). E mugugnando qualcosa, pensavo: «Viva la net neutrality, la trasparenza, la collaboration, la condivisione e altre belle cose del genere».

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Subito dopo, più di trenta giornalisti prendevano posto in una stanza di tre metri quadrati per tre. Il moderatore della tavola rotonda, direttore editoriale di una nota testata di settore, vestiva anche i panni del conduttore di un irrituale press briefing, dove le uniche regole erano la velocità con cui si alzava la mano e la discrezionalità, visto che la maggior parte dei giornalisti presenti è rimasta per tutto il tempo con la mano alzata oppure senza risposta a domande considerate fuori tema o troppo complesse per quella sede. In quasi venti anni di mestiere, ho imparato che esiste sempre un modo per rispondere a una domanda, purché si voglia o si abbia lo stile per farlo. Soprattutto quando pochi minuti prima davanti a una platea gremita di persone Sir TimBL ha dichiarato che «l’indipendenza della stampa è sacra e così deve essere anche quella di Internet, perché la libertà di stampa e la libera circolazione delle informazioni garantiscono la democrazia più di ogni altra cosa». A proposito di open government, Sir TimBL ha detto che «l’abbondanza dei dati, pubblici e privati, e la loro apertura sul web daranno nuovi poteri ai cittadini». Sir TimBL ha lanciato l’allarme sulla minaccia che può venire dal controllo della Rete da parte del potere politico ed economico: «Governi, operatori telefonici, multinazionali vogliono controllare e manipolare la Rete e così chiudere la libertà dei cittadini. I governi possono spiare i cittadini sul web. Gli operatori possono violare la neutralità della rete spingendo i pacchetti di dati nelle direzioni volute, a favore di specifici servizi o contenuti e a danno di altri».

Sir Tim Berners-Lee ha ripetuto la parola «partecipazione» come un mantra. «Il web – ha detto – è il connettore che permette alle due metà del mondo di dialogare e trovare soluzioni comuni. Il web è una piattaforma che crea valore immediato, mettendo al centro le persone». Eppure, Tim Berners-Lee alla fine ha dichiarato di non farsi troppe illusioni. Forse anche noi potremmo dire la stessa cosa. Del resto, dopo tante parole, chi può dare ragione a chi con i comportamenti si dà torto da solo?

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