L’equazione vincente di Atooma. Lo smartphone al tuo servizio

Attraverso il loro sistema di scripting che permette di impostare ogni sorta di azioni automatiche sul telefonino scegliendole da un catalogo social, quattro ragazzi di Roma partono alla conquista della Internet delle cose

 

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Andrea LawendelÈ facile lasciarsi andare alle dichiarazioni più entusiastiche in presenza di un fenomeno di massa come la rapida diffusione di quei potentissimi calcolatori tascabili che sono gli smartphone. Banale affermare che Android, iOS e Windows 8, ci cambieranno la vita. Molto più difficile è tradurre queste roboanti affermazioni e mettersi a cambiarla per davvero, la vita, magari usando la tecnologia in modo spiazzante, per rendere possibili cose mai viste o cambiare radicalmente l’approccio o la risoluzione di un problema.

Atooma è la start-up romana che ha appena vinto a Barcellona l’edizione 2013 del Mobile Premier Award, il premio internazionale più ambito in questo momento per le start-up impegnate sul fronte delle tecnologie per la mobilità. Il premio è l’evento clou organizzato da AppCircus, un circuito che tocca 25 città nel mondo per un totale di una quarantina di concorsi “locali”. Premier Award si svolge nella naturale cornice del Mobile World Congress a Barcellona e insieme ad Atooma, quest’anno, ha premiato una app ludica colombiana, Grabbity, e un bellissimo programma-gioco brasiliano per la gestione del budget famigliare, “Denare”.

 

LA NOSTRA VIDEOINTERVISTA AL MWC 2013 SUBITO DOPO LA PREMIAZIONE

 

AUTOMATOR

Uno dei meriti aggiuntivi di Atooma è la capacità di aprire le porte di un filone applicativo relativamente nuovo nel mondo dei sistemi operativi per smartphone (al momento l’app è disponibile soltanto per la piattaforma Android). Si tratta sostanzialmente di un “automator”, un sistema di scripting ultrasemplificato che non richiede la stesura di codici per lo sviluppo delle sue macro (o “mini-app”), ma che permette di impostare automaticamente delle azioni che verranno eseguite dal telefonino in base a una o più condizioni che devono avverarsi. Atooma parla di IF (gli eventi scatenanti, detti anche triggers, grilletti) e di DO (le azioni da svolgere). L’innovazione non finisce qui, perché diversamente da linguaggi di scripting, che in genere hanno una portata limitata e servono il singolo programmatore, Atooma ha pensato di aprire in senso social gli IF e i DO, consentendo agli utenti di riversare grilletti e azioni in una libreria comunitaria. In questo modo, diventa tra l’altro più facile entrare in sintonia con questa piattaforma di automazione e costruire nuovi abbinamenti tra IF e DO. Un esempio? Possiamo programmare il telefonino in modo da rilevare la nostra posizione Gps e fargli chiamare automaticamente il numero della mamma quando siamo arrivati sotto il portone, o per disattivare la rete 3G nel momento in cui entriamo nella sfera di influenza del Wi-Fi di casa. Dietro Atooma, ci sono due ragazze e due ragazzi che con la loro età e creatività aggiungono un fattore vincente all’equazione. La fondatrice e CEO è Francesca Romano, alla quale abbiamo chiesto (in mail chat evidentemente) come è nata l’idea di questo innovativo agente software programmabile. «Atooma era la mia tesi di laurea in Industrial Design, che aveva per tema il futuro della “mobile experience”. Devo ammettere che fino a poco più di un anno fa non avevo la più pallida idea di cosa fosse una start-up». Francesca dice di aver imparato le basi per avviare una vera e propria azienda dall’Innovaction Lab, un’iniziativa tutta italiana portata avanti da Augusto Coppola. «Lì ho conosciuto Gioia Pistola, attuale direttore marketing e co-founder, che si è innamorata del progetto e con lei abbiamo formato il team con Fabrizio Cialdea, responsabile tecnico e Andrea Meriggioli, art director. Insieme, abbiamo incominciato ad affrontare le prime sfide».

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AFFRONTARE LA SFIDA

Il premio di Barcellona è solo il coronamento di un percorso che in breve tempo ha visto Atooma partecipare a diversi altri concorsi e selezioni. Per Francesca – però – la tappa conquistata il 25 febbraio rappresenta un momento di svolta.

«Il Technology Review Award per giovani imprenditori under 35, la Start-up School di “Mind the Bridge” che ci ha permesso di trascorrere tutta la scorsa estate a San Francisco nel pieno dell’ecosistema della Silicon Valley e il Techrunch Europe, che ci ha fatto raggiungere la prima vera base di utenti in pochissimi giorni, sono tutti riconoscimenti importanti. La risonanza avuta a Barcellona, però, non ha avuto precedenti – ammette Francesca – nonostante i numerosi premi vinti in questi mesi».

Le richieste di intervista sono arrivate da tutto il mondo e i ragazzi di Atooma sono certi di raccogliere molti frutti positivi per il futuro della loro impresa.

A questo proposito chiediamo a Francesca, quali sono i possibili modelli commerciali su cui impostare una strategia di crescita. «Abbiamo diverse ipotesi di monetizzazione, che vogliamo testare al più presto. Versione premium innanzitutto, vendita di add-ons speciali in app, vendita di tag Nfc da abbinare alle regole di Atooma e infine, raggiunta una notevole massa critica, dare vita a un marketplace sulla piattaforma, in cui la nostra user base più geek distribuisca le creazioni agli utenti meno smanettoni».

DIGITAL MAKERS

Atooma nasce proprio con l’idea di mettere nelle mani dei suoi utilizzatori un tool capace di dare vita a un ecosistema di tipo bottom-up, il più libero possibile, in cui sono gli utenti stessi a decidere che cosa creare. Un modello che sembra ispirato alla logica dei digital makers perseguita da progetti come Arduino. «In quest’ottica abbiamo individuato una serie di funzioni che la stessa community ha decretato essere le più utili e interessanti, proprio per essere utilizzate per le piccole azioni che quotidianamente facciamo con lo smartphone. I prossimi passi – conclude Francesca Romano – sono l’integrazione con la “Internet delle cose” per cui Atooma non si limiterà ad abilitare lo smartphone, eseguendo azioni al posto dell’utente, ma potrà interagire con l’ambiente esterno, le nostre case, i luoghi di lavoro, gli spazi pubblici, attraverso sensori e attuatori connessi in rete. In questa fase, più che il futuro commerciale dell’azienda, la priorità di Atooma consiste nell’appianare le pieghe di una piattaforma solo apparentemente omogenea come Android e sviluppare ulteriormente la community creata intorno ai mattoncini degli IF e DO. I creatori di questo framework software ammettono che – anche se all’inizio l’apertura del sistema operativo Android ha fatto sicuramente la differenza – ci sono ancora problemi di compatibilità tra i vari modelli di smartphone. Tra l’altro è uno dei motivi per cui ancora non esiste una versione iPhone di Atooma. La visibilità internazionale raggiunta con il Mobile Premier e gli altri riconoscimenti ottenuti sono – però – il viatico migliore per i quattro ragazzi lanciati alla conquista del successo. Niente male per imprenditori che non sapevano neppure che cosa fosse una start-up. 

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