Il ritorno del client

Il ritorno del clientConservatori quasi per missione implicita, i dipartimenti informatici delle grandi organizzazioni tendono sempre – e con piena ragione – a gettare acqua sul fuoco del cosiddetto hype, l’opposta, altrettanto naturale tendenza di costruttori e sviluppatori nel porre un’enfasi estrema sulle tecnologie di ultima generazione. A causa di questi due impulsi contrari, l’informatica aziendale non segue una linea evolutiva continua, ma tende piuttosto ad avere un caratteristico andamento fatto di clamorosi punti di svolta e di rampe successive, quelle che per semplificazione e comodità si chiamano “ere”. Il mainframe, il mid-range, la microinformatica, il client-server, la prima fase di Internet con la trasformazione in “servizi” di applicazioni e procedure e – oggi – un cloud computing ancora molto embrionale rispetto a quanto è lecito aspettarsi da questo paradigma.

Con il ritorno a un modello fortemente centralizzato sui server virtuali del data center e i grandi sistemi di storage, ci sembrava di avere un’unica certezza. Pareva che dal radar dell’informatica professionale fossero uscite le “beghe” che riguardavano le configurazioni del client. Il mercato aveva da tempo decretato che nel mondo office e in quello delle grandi applicazioni aziendali, l’ambiente di riferimento fosse Microsoft Windows. Un’intera generazione di dipartimenti, sviluppatori indipendenti, integratori, consulenti, aveva dato questo dominio per scontato. Ma a scompigliare le carte in misura considerevole in un clima quasi monopolistico sul piano culturale, è arrivato il fenomeno della “consumerizzazione”: una sorta di invasione di campo che di colpo ha imposto anche il punto di vista del dipendente, del collaboratore – che spesso dimostrano molto più entusiasmo nei confronti delle ultimissime novità tecnologiche – sulle scelte più informatiche dell’azienda. La filosofia del “bring your own device” (BYOD) può avere implicazioni molto più profonde di una semplice decisione di acquisto, o delle misure che l’azienda dovrà adottare per gestire il fenomeno.

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Il ritorno alla ribalta del sistema operativo lato client e della sua importanza nelle strategie decisionali in azienda è forse uno degli elementi più caratterizzanti della storia recente dell’informatica e – in questo senso – l’arrivo di Windows 8, l’ultima generazione della piattaforma client di Microsoft, è la notizia del momento. Proprio per le considerazioni fatte sul ruolo dei dispositivi mobili e individuali nell’attuale stile lavorativo di milioni di persone, il suo impatto sul mercato consumer non potrà non avere ricadute forti anche nella sfera professionale. E’ lecito immaginare che, almeno nelle conseguenze immediate, l’impatto potrà avere un peso analogo a quello del recente annuncio di Windows Server 2012 (che – tra l’altro – doveva chiamarsi Windows 8), che in virtù delle sue connotazioni in chiave di virtualità e abilitazione al cloud rappresenta una svolta comunque più significativa per i cio. Con Windows 8 e l’edizione parallela Windows RT, concepita per le architetture ARM di tablet e smartphone, Microsoft punta con decisione a un clamoroso rientro nella partita non solo commerciale in cui due giocatori come Android e iOS hanno finora dominato in termini di raccolta di visibilità e quote di mercato. Redmond può sicuramente contare sulla autorevolezza che l’abbinamento “Wintel” ha costruito nei lunghi anni di dominio del desktop e della portabilità e ha l’ambizione di rilanciare questo predominio, insieme ai suoi tradizionali partner hardware, anche nei nuovi ambiti aperti dal “BYOD” e dal paradigma delle app professionali. Decidere, per le aziende, sarà forse più complicato, ma il ventaglio di opportunità, anche per gli sviluppatori, diventerebbe sicuramente più ampio.