Un nuovo e più accurato test del sangue permette di diagnosticare la sindrome di Down alla decima settimana. In molti la considerano una forma di selezione eugenetica
I ricercatori dell’Harris Birthright Research Centre for Fetal Medicine, guidati da Kypros Nicolaides, hanno sperimentato un nuovo test del sangue basato sull’analisi del DNA fetale. In questo modo, la diagnosi è anticipata rispetto ai sistemi attuali e questo strumento risulta anche più accurato e meno invasivo rispetto all’amniocentesi. Il test, chiamato cfDNA, ha permesso di diagnosticare una trisomia 21 a carico del feto fin dalla decima settimana di gravidanza e la percentuale di errore su 1.005 gravidanze analizzate è stata dello 0,1%.
Il dilemma etico
La possibilità di individuare il difetto genetico legato alla sindrome di Down con così largo anticipo ha sollevato polemiche in diverse parti del mondo. Dalla Germania, al Regno Unito e l’Italia, le associazioni contro l’aborto considerano il test discriminatorio nei confronti delle persone affette da sindrome di Down, ma soprattutto lo ritengono uno strumento per attuare una selezione eugenetica.