Un laser italiano contro l’inquinamento nei cieli di Pechino

L’Università Federico II di Napoli con il supporto di un ateneo cinese ha ideato un sistema in grado di identificare e monitorare le particelle inquinanti nell’aria utilizzando gli impulsi luminosi

La Cina è talmente inquinata che non solo il Governo è stato costretto ad ammettere l’esistenza dei “villaggi del cancro” ma i suoi cittadini sono disposti ad andare addirittura su Marte, pur di scampare all’aria malsana. Nel 2012 il Paese ha prodotto 300 milioni di tonnellate di CO2, più di Europa e Stati Uniti messi assieme. Per cercare di risolvere il problema, Pechino ha adottato una soluzione made in Italy per il monitoraggio delle polveri nell’aria.

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Lidar

Grazie alla collaborazione con l’Istituto di ricerca di Telemetria di Pechino (Brit), l’Università Federico II di Napoli ha potuto realizzare Lidar, acronimo di Laser Imaging Detection and Ranging. A realizzare il progetto è stato il team dell’ateneo campano guidato da Nicola Spinelli mentre una delle componenti principali del sistema è stata costruita dall’azienda Bright Solutions di Pavia. Il primo prototipo è già stato inviato in Cina e altri ne sono già stati ordinati.

Lidar invia degli impulsi luminosi nell’atmosfera che partono da una sorgente posta a terra. A seconda di come le particelle colpite dalla luce la riflettono, il telescopio sottostante è in grado di identificare gli inquinanti e di stimare a che altezza si trovano. Il sistema può essere utilizzato anche a scopo meteorologico per controllare la velocità dei venti o delle delle ceneri prodotte da un’eruzione vulcanica.

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