Affinità e divergenze tra la comunicazione su Twitter di un evento in Italia e negli USA: da un lato la ricerca ossessiva del buzz fino alla più completa perdita di senso, dall’altro la ricerca di pochi e selezionati cinguettii, per raggiungere (con economia di mezzi) i propri risultati di comunicazione.
Illustri Manager Digitali chiudo questo lungo digiuno di cinguettii con un articolo relativo alla mia trasferta newyorkese presso il Blog World & New Media Expo 2012.
Insieme alla Ebuzzing, con la quale ho sviluppato un piccolo progetto editoriale per il nuovo blog di Gilda35, mi sono recato a New York, per partecipare con lo staff di sviluppo di Overblog alla manifestazione Blog World & New Media Expo, presso il Javits Center di New York.
Queste tre giornate (5-6-7 giugno) hanno rappresentato una interessantissima occasione per toccare con mano affinità e divergenze tra la comunicazione digitale di un evento in Italia e negli USA.
Su come si intende in Italia la comunicazione via Twitter di un evento rimando all’articolo “#formattiamoilpdl ovvero la politica al tempo di twitter“, con cui ho riassunto le dinamiche di generazione di buzz, che spesso sfociano nei surreali episodi descritti nel correlato pezzo “Il terremoto dei Social Media“. In questa sede mi limito a dire che la spasmodica ricerca del Tema di Tendenza porta spesso le aziende a ingaggiare/coinvolgere influencers incaricati dell’odiosa attività di “hard twitting” (in pratica una sorta di serrata cronaca dell’evento via Twitter). La quantità di comunicazione è talmente ipertrofica che alla fine un po’ tutti si sentono quasi in dovere di buttare lì qualche frase a casaccio, qualche motteggio, qualche puzzetta digitale… così tanto per dire: “Hey mamma c’ero anch’io!“
Questo tipo di comunicazione via Twitter, corrisponde peraltro al normale svolgersi dell’evento dal vivo: comunicazione uno a molti, slide, domande/risposte, filtri, moderatori, ricerca spasmodica di pubblico, ecc…
Il Blog World mi è piaciuto da morire perché in totale controtendenza rispetto a quanto sopra esposto. Innanzitutto per partecipare a qualsiasi titolo bisognava pagare biglietti salatissimi, sia come espositori, che come ospiti, che come visitatori. Ciò gioco forza creava una sorta di pulizia della partecipazione dal vivo che si rifletteva su quella online. Avendo pagato 500 e passa euro (nel migliore dei casi) per prendere parte all’esposizione, i partecipanti erano stimolati a produrre comunicazione strutturata e finalizzata al perseguimento di obiettivi concreti.
Al Blog World fondamentalmente venivano invitati i partecipanti a fare esperienza dei vari prodotti editoriali presentati e mettere a fattor comune le proprie esperienze. La cosa era talmente spinta che le aree destinate alle conferenze, oltre ad essere separate e distinte da quelle degli espositori, necessitavano per l’accesso di specifici ticket.
Una simile conformazione dell’evento, apparentemente rigida, ha fatto sì che la comunicazione uscisse splendidamente pulita. In sostanza si utilizzava l’hashtag #BWENY (quello ufficiale dell’esposizione) solo per parlare di contenuti effettivamente rilevanti e di esperienze fatte sul campo.
In sostanza ne usciva dalla lettura dell’hashtag una creazione di valore, anche economico, derivante relazioni concrete ed efficaci, improntate all’economia dei mezzi anche nel campo della comunicazione.
Per carità anche in questi casi nascono siparietti di surrealismo comunicativo come il caso del passaggio di Robert Scoble a Overblog, egregiamente riassunto da Paolo Mulè nel post “OverBlog e Robert Scoble: la saga online“.
Tuttavia è innegabile come qualche accortezza nell’organizzazione dell’evento e un approccio meno agonistico nell’utilizzo di Twitter, possono contribuire, a mio modesto avviso, a rendere la comunicazione di un evento maggiormente performante ed efficace.
Twitter è un potente strumento di comunicazione di idee e valori. Può costituire un elemento importante nella costruzione di una strategia commerciale o informativa… Meglio non sprecarlo per fare del buzz che lascia il tempo che trova.
>> Vedi tutti gli altri articoli della rubrica “Cinguettii” a cura di Giovanni Scrofani