Lo spettrometro magnetico AMS della Stazione Spaziale Internazionale ha individuato tracce consistenti di positroni derivati forse da una sorgente di antimateria
Lo strumento AMS (Alpha Magnetic Spectrometer) in funzione sulla Stazione Spaziale Internazionale ha il compito di studiare nuovi fenomeni astronomici. Fra maggio 2011 e dicembre 2012 lo strumento ha analizzato un numero elevatissimo di raggi cosmici, scovando più antimateria di quella che si pensava potesse essere rivelata. La materia oscura è composta da particelle di massa uguale a quelle della normale materia ma con carica opposta. Il suo studio potrebbe spiegare l’origine del creato.
Una sorgente di antimateria
AMS ha analizzato oltre 25 miliardi di raggi cosmici, scovando quasi 7 milioni di elettroni e della loro controparte, i positroni. Dai dati è emerso che sono state inviduate 400mila particelle di antimateria in più rispetto alle aspettative.
Lo studio delle informazioni inviate da AMS, effettuato al CERN di Ginevra, ha rivelato con un elevato grado di certezza che elettroni e positroni provengono dalla stessa sorgente. Entrambe le particelle potrebbero nascere dalla collisione dei nuclei di antimateria o dall’esplosione di una pulsar, una stella di neutroni. “Una nuova sorgente di antiparticelle ad alta energia, di sicuro qualcosa di mai visto in precedenza”, ha affermato Roberto Battiston dell’Università di Trento. Ciò significa che è stato individuato un nuovo fenomeno astronomico che apre le porte ad una nuova fisica delle particelle.
Occorre prudenza
Samuel Ting, ricercatore del MIT e responsabile internazionale della collaborazione AMS, ha voluto sottolineare come solo “nei prossimi mesi AMS sarà in grado di stabilire se questi positroni sono un segnale della materia oscura o se hanno un’altra origine”. E’ dello stesso avviso anche il presidente dell’Istituto Nazionale Fisica Nucleare, Fernando Ferroni, che ha dichiarato: “I dati di AMS sono una interessantissima conferma, con precisione maggiore, dei dati rilevati dagli esperimenti spaziali Pamela e Fermi in questi ultimi anni”. Ciò però “non risolve certo il rebus dell’antimateria in eccesso, ma indica come i dati dei due esperimenti avessero visto giusto nel rivelare questa anomalia. – ha continuato Ferroni – Che sia o meno materia oscura non può che dirlo un ulteriore sforzo per produrre nuovi dati e analizzarli. Un lavoro che, come giustamente sottolinea il team AMS, richiede ancora del tempo e della prudenza”.