Salute, quali pericoli nascondono gli imballaggi dei cibi?

Quali pericoli si nascondono dietro ai cibi industriali confezionati che mettiamo ignari sulle nostre tavole ogni giorno?
A porsi questa domanda è stato un gruppo di studiosi ambientali la cui ricerca, pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health, è volta a dimostrare come gli alimenti confezionati siano esposti costantemente ad elementi chimici gravemente nocivi per l’organismo.

Il cibo che consumiamo quotidianamente è il frutto di complesse lavorazioni industriali di stoccaggio e confezionamento, che fanno sì che le sostanze nutritive si mischino pericolosamente con quelle chimiche tutt’altro che naturali: un mix che a lungo andare si rivelerebbe sicuramente dannoso; tuttavia i ricercatori mettono in luce un problema:  chi è in grado di stabilire il dosaggio massimo di alimenti e relative sostanze  chimiche oltre il quale si incorre nel rischio di malattie di una certa gravità come il cancro?

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E come mai non c’è informazione e prevenzione riguardo ai potenziali danni cellulari e al ruolo che queste sostanze chimiche rivestono nel provocare significativi squilibri ormonali?

 

Ormoni danneggiati: ecco le sostanze incriminate

 

Purtroppo il problema in questi casi è proprio il tempismo sbagliato con cui si arriva alla conoscenza e alla diffusione delle informazioni relative alla pericolosità di certe sostanze per  l’organismo, si veda per esempio il caso dei biberon al PBA o le pentole con CFOA.

Ma quali sono le sostanze chimiche che preoccupano gli scienziati?
Prima fra tutte la formaldeide, che insieme alla melammina è una delle materie più utilizzate nella produzione di stoviglie; ma questa sostanza nociva è presente anche in moltissime altre lavorazioni, basti pensare alle comuni bottiglie di plastica delle bevande gassate.

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Incriminate anche altre sostanze, tra cui  il bisfenolo A (o BPA), il tributilstagno, il triclosan e gli ftalati che su tempi lunghi pare abbiano un effetto negativo sulla produzione ormonale.

Ma l’elenco potrebbe andare avanti, dato che è stato stimato siano oltre 4.000 i prodotti chimici di cui facciamo uso quotidianamente. Viviamo circondati da sostanze potenzialmente letali senza saperlo, basti pensare che di recente anche Greenpeace ha denunciato la presenza di sostanze tossiche nei vestiti dei bambini. Gli scienziati puntano il dito soprattutto sulla negligenza delle analisi di routine, che non prendono mai in considerazione queste pericolose mutazioni cellulari di cui gli agenti chimici sono responsabili, gettando quindi «seri dubbi sull’adeguatezza delle procedure di regolamentazione chimica».

Avanti con la ricerca!

Tuttavia la difficoltà nell’effettuare tali ricerche è sotto gli occhi degli stessi studiosi che lamentano queste carenze: l’inaffidabilità dei risultati è imputabile alla variazione di esposizione individuale alle sostanze, posto che non esiste una popolazione che non sia esposta a questi agenti.

«Dal momento che la maggior parte dei cibi sono confezionati e l’intera popolazione può esserne esposta, è della massima importanza che le lacune delle conoscenze vengano riempite in modo affidabile e rapido», affermano i ricercatori.

L’esortazione quindi è quella ad andare avanti con la ricerca, per evidenziare tutti i legami possibili tra cibi a contatto con sostanze chimiche e malattie in alcuni casi anche molto gravi come cancro, diabete, obesità e disturbi neurologici.