Ecco come possiamo scoprire quali sono i web tracker che tengono in pugno i profili dei navigatori e cosa fanno con i nostri dati
C’è molto di più dell’essere paranoico. Non è solo la paura che qualcuno ci stia seguendo sotto casa o per le scale, è più un mix di Matrix e Prova a prendermi dove un furbo Di Caprio si fingeva ogni volta qualcuno di diverso per non farsi prendere dal governativo Tom Hanks. È un po’ quello che succede oggi con le numerose identità su internet, dove molti preferiscono costruirsi un alter-ego che sia in grado di nascondere le proprie attitudini sulla Rete, cosa che è sempre più difficile.
Cosa sono i web trackers
Se pensi che qualcuno possa guardarti o tracciarti mentre navighi il web, beh, è molto probabile. Non si tratta di paranoie o manie di persecuzione, ma di marketing. Ve ne sarete accorti, quell’annuncio pubblicitario, si proprio quello lì, che vi mostra l’ultimo sito di e-commerce dove avete acquistato qualcosa, magari Amazon (ma non solo), vi segue ovunque, vi spia e compare quando meno ve lo aspettate. L’annuncio si presenta sotto forma di banner laterali, testo in Gmail e riquadri nelle ricerche di Google. Può anche capitare che lo stesso annuncio si presenti per quattro volte, contemporaneamente nella stessa pagina. Ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo? Mettiamo di aver cercato in rete un telefono cellulare per un anziano parente, diciamo quelli con i tasti grossi e gli altoparlanti bene in vista. Un paio di ricerche sul web hanno convinto gli strumenti di monitoraggio (web tracking) che sono convinto di comprare un telefono friendly per mio papà (anche se in realtà lui ha un iPhone).
Annunci segugi
Gli annunci che vi bombardano vengono mostrati grazie a un flusso di “ri-targetizzazione” da parte di società specializzate, come ad esempio AdRoll. “AdRoll è la principale piattaforma di re-targeting presente al mondo. Abbiamo il parere positivo di molte compagnie, più di ogni altro” – si legge sul sito. Provate invece a chiedere ai navigatori, scommetto che il parere sarà diametralmente opposto. I trackers guardano ciò che facciamo sui principali siti web, di solito quelli di shopping ed e-commerce, e dal quel momento cominciano a inserire annunci e offerte che corrispondono alle nostre ricerche. Il lato positivo di tutto ciò è che basta cliccare sulla X presente in uno dei lati dell’annuncio per fermarne la visualizzazione, ma come vedremo non basterà a fermarli del tutto.
So cosa hai fatto l’altra notte
Come nel più terribile incubo horror, possiamo nasconderci dove vogliamo, ma il tracker ci troverà. Capita allora di scoprire che ci sono servizi web come BlueKai, Lotame, DataLogix e altri che nel frattempo hanno raccolto informazioni su di noi. Alcuni dati sono azzeccati, altri presupposti come la fascia di reddito annuale, l’età e gli hobby. La cosa assurda è che esiste un sito web dove chiunque può decidere di bloccare il proprio tracciamento da specifici servizi. Basta andare sulla pagina del Network Advertising Initiative Opt Out Page (NAI) e aspettare che il sito faccia il check-out completo della propria storia internet. Ad esempio il mio profilo è attualmente tracciato da 98 compagnie tra cui Google, Microsoft e proprio BlueKai. Il problema è che le 98 aziende che mi tracciano sono solo quelle associate alla NAI, li fuori ce ne sono più di 1.300. Inoltre, impedendo alle aziende della NAI di fornirvi annunci, non si impedirà il tracciamento del profilo che continuerà con la classica navigazione. Cosa c’è di sbagliato in tutto ciò? Potenzialmente tutto, soprattutto il fatto che non esista attualmente una legge (nazionale, europea, mondiale, extraterrestre) che tuteli la privacy digitale individuale nei confronti dei web tracker fuori controllo.