Nonostante negli ultimi anni si assista sempre di più ad un trend “sugar free”, puntando il dito in maniera drastica contro gli zuccheri come principali responsabili di taglie “over size”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita a non eliminarli dalla nostra dieta
Attualmente il limite del fabbisogno calorico giornaliero derivante dallo zucchero è fissato al 10%, ma secondo le nuove linee guida si cercherà di spingerlo nei prossimi mesi fino al 5 per cento, in modo che la gente comprenda i vantaggi di questa riduzione, sia per prevenire l’obesità, sia per problemi legati alla salute dentale.
Come spiega Francesco Branca, capo del dipartimento Nutrition for Health dell’OMS, finora l’indicazione era quelle di non superare una quantità di zucchero corrispondente a 50 grammi (circa 194 calorie).
La “black-list” dei cibi incriminati
Stando alle nuove direttive però è probabile che alcuni cibi vengano banditi, in quanto considerati nocivi per l’organismo e quindi da consumare con parsimonia.
In cima alla “black-list” andranno certamente i cibi tipici da fast-food: patatine, gelati, bibite gassate e tutti gli snack consumati soprattutto dai bambini (merendine, dolci confezionati, succhi di frutta zuccherati, ecc.).
Da sempre si esortano i genitori a prediligere spuntini più naturali per i propri figli, come un frutto o uno yogurt bianco, oppure anche il classico panino imbottito casalingo: tutte scelte più salutiste rispetto alle merendine confezionate, soprattutto alla luce del fatto che secondo un recente studio gli imballaggi dei cibi industriali potrebbero contenere sostanze dannose all’organismo.
Il limite suggerito dall’OMS non è riferito solo allo zucchero aggiunto agli alimenti ma anche quello naturalmente presente in miele, sciroppi e frutta. Va quindi ripensata in maniera globale l’assunzione quotidiana di zuccheri con la nostra dieta.
Francesco Branca conclude spiegando che la riformulazione di alcuni alimenti o la riduzione della quantità di una porzione è un processo che può essere però avviato solo attraverso un dialogo con le industrie alimentari.