106 soggetti, tra organizzazioni e privati, hanno firmato una lettera aperta ai dirigenti di Skype per conoscere il livello di sicurezza delle chiamate via Internet
Alcune associazioni e privati cittadini preoccupati per le nuove policy in materia di privacy di Skype, diventato il prodotto di punta per chiamate vocali e messaggistica di Microsoft, hanno scritto una lettera aperta alla dirigenza di Redmond per chiedere maggiore trasparenza in materia di sicurezza delle chiamate VoIP. Anche il Garante della privacy italiano si è interessato all’argomento e ora si attendono risposte.
“Chiediamo un Rapporto di Trasparenza”
Skype, che ha registrato 70 milioni di download su Android, può contare oltre 600 milioni di utenti. Alcuni di essi vivono in regimi che ne controllano le comunicazioni, altri invece sono interessati a tutelare il proprio business o solamente vogliono sapere cosa viene fatto delle informazioni che li riguardano. Quello che i 106 firmatari chiedono è che venga redatto un Rapporto di Trasparenza, come quelli di Google e Twitter, su come vengano trattati i dati personali e su come siano protette le conversazioni.
Le richieste
– Si chiede di sapere “la quantità di informazioni sull’utente che Skype trasmette a terzi, disaggregati per Paese d’origine della richiesta, comprendendo il numero di richieste da parte dei governi e il tipo di dati richiesti”
– Gli utenti vogliono sapere i “dettagli specifici su tutti i dati degli utenti che Microsoft e Skype raccolgono attualmente, e le politiche per la loro conservazione”
– Deve essere resa pubblica “la documentazione riguardante l’attuale rapporto operativo tra Skype e TOM Online in Cina e con altri soggetti terzi che hanno attualmente licenza d’uso della tecnologia Skype” e quali sono le “capacità di sorveglianza e di censura a cui gli utenti possono essere sottoposti nel caso adottino queste alternative”.
– Infine, devono essere rese disponibili “le politiche e le linee guida seguite dai dipendenti quando Skype riceve e risponde alla richiesta di consegnare dati degli utenti a forze dell’ordine e agenzie di intelligence degli Stati Uniti e altrove”.