Hacktivism – Internet, il nuovo mezzo di espressione politica

Che cos’è l’hacktivism? Una combinazione di politica, Internet e altri elementi. Scopri tutto in questo report gratuito di circa 20 pagine con grafici e tabelle a cura di François Paget di McAfee Labs 

Partiamo dalla politica.

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L’hacktivism è una derivazione dell’attivismo, un movimento politico che pone l’accento sull’azione diretta. Basti pensare agli attivisti di Greenpeace che solcano i mari per disturbare la caccia alle balene o alle migliaia di attivisti che nel luglio 2011 hanno risposto all’appello del periodico Adbusters per occupare pacificamente un parco di New York durante la campagna Occupy Wall Street.

Aggiungendo l’attività di pirateria online (con entrambe le connotazioni, buona e cattiva) all’attivismo politico abbiamo l’hacktivism. Secondo alcune fonti questo termine fu usato per la prima volta in un articolo riguardante il cineasta Shu Lea Cheang, a firma di Jason Sack e pubblicato su InfoNation nel 1995. Nel 1996 comparve online in un articolo firmato da un membro del gruppo americano Culto della Vacca Morta (Cult of the Dead Cow) 1. Nel 2000 Oxblood Ruffin, un altro adepto del cDc, scrisse che gli attivisti informatici si avvalgono della tecnologia per difendere i diritti umani 2. A volte molti di loro, citando ideali libertari (il desiderio di preservare la libera impresa, le libertà individuali, le libertà di parola e di circolazione delle informazioni), affermano inoltre che Internet dovrebbe essere gratuito. Il movimento Anonymous è la personificazione dell’hacktivism. Inizialmente si concentrava su azioni a sostegno della propria idea di Internet, poi ha espanso le proprie attività dalle azioni nel web a iniziative di lotta nelle strade.

L’hacktivism non è un fenomeno nuovo.

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Gli eventi di tre anni fa nelle ex repubbliche sovietiche dell’Estonia (nel 2007) e della Georgia (nel 2008) hanno portato l’hacktivism all’attenzione del mondo. Questi due attacchi informatici, che sembravano più l’inizio di una guerra cibernetica piuttosto di ciò che ora chiamiamo hacktivism, sono piuttosto diversi da quelli che presero di mira gli oppositori di WikiLeaks e aziende come la Monsanto.

Oggi nell’hacktivism si possono comprendere tre grandi gruppi:

1. Anonymous, il componente più pubblicizzato del movimento.
2. Cyberoccupiers o occupanti informatici, i veri attivisti.
3. Cyberwarriors o combattenti informatici, patrioti che si raggruppano in “eserciti informatici” e che prosperano in molte nazioni dalle tendenze totalitarie.

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