Otellini si ritira. Chi sarà il nuovo AD di Intel?

In Intel si aprono le danze per la successione di Paul Otellini. Dopo 40 anni e 8 da amministratore delegato, Otellini, 62 anni, lascerà a maggio il prestigioso incarico.

Chi sarà il nuovo leader di una delle più importanti aziende hi-tech al mondo?

Sarà una bella sfida. Forse i giochi sono già fatti, chissà. Un personaggio interno o esterno? I 5 amministratori delegati che si sono succeduti nella storia dell’azienda sono sempre persone cresciute all’interno del perimetro tecnologico della processor farm di Santa Clara. Sarà così anche questa volta? I tempi lasciano ipotizzare che la scelta possa essere diversa. I cambiamenti che stanno interessando il mondo del personal computer, comparto tecnologico di cui Intel è stato il protagonista embedded per più di un ventennio, sono profondi e non è escluso che possa esserci qualche sorpresa.

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Continuità o discontinuità con il passato?

Chi sarà al timone di Intel dovrà accompagnare l’azienda nell’era Post-PC. Opportunità e rischi. I leader della nuova generazione tecnologica, determinata dall’introduzione di smartphone e tablet, in primis Apple e Google, hanno destabilizzato la logica del duopolio Wintel e hanno inferto un duro colpo alla parte più tradizionale della produzione di processori, vedi la crisi di AMD. Tuttavia gli investimenti necessari per essere produttori di eccellenza nella tecnologia del silicio sono talmente ingenti che difficilmente potrà esservi un’azienda in grado di contrastare il potere di Intel. Per quest’ultima si tratta di accelerare il percorso di evoluzione che potrà essere garantito dall’espansione di Microsoft, così come creare le premesse perché suoi processori vengano utilizzati al posto del competitor che sul terreno delle nuove tecnologie mobile si è rivelato sinora più insidioso, l’inglese ARM.

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Il mercato

Il 18 maggio 2005, giorno in cui Otellini prese il posto di Craig Barrett, il valore di Intel era di 23 dollari ad azione, oggi ne vale poco più di 20. Insomma se uno dovesse valutare la figura di Otellini dal punto di vista di risultati finanziari avrebbe di che lamentarsi.

Negli ultimi dieci anni il titolo ha oscillato tra valori compresi tra i 31 e i 14 dollari, oscillazioni considerevoli che hanno coinciso con up and down dell’economia globale travolta da tre difficili momenti: la bolla di internet degli inizi degli anni duemila, la crisi della finanza globale del 2008 e, oggi, la crisi di debito sovrano dei Paesi Europei. Certo, dal punto di vista dei ricavi il ritmo di crescita degli ultimi anni è stato travolgente. Dai 35 miliardi di fatturato del 2009, registrati dopo la decrescita dei due anni precedenti, nel 2011 Intel ha raggiunto ricavi pari a 53 miliardi di dollari. Una crescita che, in considerazione del rallentamento dell’economia mondiale, dello stallo dell’industria del personal computer e della distrazione di massa provocata dalla crescita di tecnologie emergenti su cui Intel non ha ancora significativo market share, potrebbe subire un nuovo stop. L’ultimo esercizio fiscale non dovrebbe più di tanto scostarsi dai valori del 2011. Nei primi nove mesi dell’anno le vendite complessive hanno generato un fatturato di 39 miliardi di dollari. Per superare il valore del 2011 Intel dovrebbe vendere nell’ultimo trimestre 2012 più di quanto fatto nello scorso analogo quarter. Ma il mercato è in frenata e Babbo Natale non sembra poter annunciare buone notizie.

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