Operazione “Tango Down”: prima hacker poi consulenti

I quattro hacker ai domiciliari sfruttavano il nome di Anonymous per proporsi come consulenti alle aziende che avevano violato

Trapelano nuove informazioni sull’operazione “Tango Down”, che ha portato al fermo di 4 hacker di spicco di Anonymous in Italia, autori di numerosi attacchi informatici come quello che ha colpito il Tribunale di Milano. La Polizia Postale ha chiesto la custodia cautelare per un 34enne di Lecce, un 20enne della provincia di Bologna, un 28enne della provincia di Venezia e un 25enne della provincia di Torino. Altri sei hacker sono stati denunciati a piede libero. I quattro fermati conducevano una doppia vita: di giorno normali programmatori e di notte hacker non troppo ethical.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Sfruttavano Anonymous per fini personali

Dalle indagini è emerso che gli indagati utilizzavano il marchio di Anonymous Italia non solo per i fini dell’organizzazione ma anche per scopi personali. Gli hacker infatti hanno violato numerosi portali di istuzioni e aziende private  per poi offrirsi come consulenti per la sicurezza informatica. In pratica creavano il danno e poi si proponevano di risolverlo, sicuramente non gratuitamente. Non contenti, pubblicavano online i dati rubati alle aziende causandogli seri danni economici.

Ivano Gabrielli del CNAIPIC (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) ha sottolineato come lo scopo del gruppo “era di monopolizzare il panorama di Anonymous in Italia”. Gli inquirenti hanno comunque distinto fra “l’attività criminale” e Anonymous. I quattro “hanno cercato in qualche modo di mettersi al vertice per poterne manovrare le strategie. Cercavano anche di allontanare soggetti con finalità più in linea con il movimento. – continua Gabrielli –  Può essere definita una cellula di avanguardia che sfruttava Anonymous per fini propri, proponendosi a società di consulenza per gestire le problematiche che loro stessi avevano creato”.

Leggi anche:  Il comitato di vigilanza di Meta si pronuncerà sulle immagini vietate generate dall’IA

Nulla vieta che i quattro facciano parte del gruppo affiliato ad Anonymous “Hacker del PD” che si è appropriato delle conversazioni e-mail di alcuni membri del Movimento 5 Stelle.

Anonymous Italia li disconosce

“Gli arresti avvenuti questa mattina non riguardano Anonymous, ma presunti ‘hacker’ che hanno utilizzato il nome del movimento per aumentare la loro visibilità. Anonymous non attacca obbiettivi civili, ne tanto meno i privati. Ci distacchiamo completamente da questi ideali da ‘teppisti informatici’.”, scrive Anonymous Italia sulla sua pagina ufficiale di Facebook.