Nuovo decreto bavaglio per il web, obbligo di rettifica per i blog

Pino Pisicchio del Gruppo Misto ha presentato alla Camera una proposta di legge che riprende una norma del 1948. L’idea è introdurre il diritto di rettifica anche sui “siti internet aventi natura editoriale”, una definizione che ha fatto storcere il naso a molti

Sull’onda lunga della polemica nei confronti dei commenti sul web, l’On Pino Pisicchio del Gruppo Misto ha presentato una proposta di legge che potrebbe limitare la libertà di espressione in Rete. Il provvedimento avanzato da Pisicchio è una revisione della vecchia legge sulla stampa del 1948 e prevede l’introduzione dell’obbligo di rettifica per tutti i portali con “scopo editoriale” e l’istituzione di un organo predisposto al controllo “per la tutela tempestiva” della “corretta informazione”.

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“Amazza blog”

Il disegno di legge proposto da Pisicchio ha due volti, da un lato libera la stampa da norme desuete e dall’altro introduce un vero e proprio cappio per l’informazione via web, compresa quella fatta non dai giornalisti ma dai semplici cittadini. La riforma prevede l’eliminazione della pena detentiva per “reati con il mezzo della stampa”, come era stato previsto per il caso del direttore responsabile de Il Giornale Alessandro Sallusti, da sostituire con una multa tra 5mila e 10mila euro. Sulla prima parte nulla da obiettare, ma è il secondo grande tema affrontato nel disegno di legge a destare preoccupazione e a spingere i media a chiamare la proposta “decreto ammazza internet” o “ammazza blog”.

Blog come giornali, introdotto l’obbligo di rettifica

Pisicchio propone di estendere l’obbligo di rettifica entro 48 ore “anche ai siti internet aventi natura editoriale”. La definizione presente nella proposta di legge è talmente ampia che rientrerebbero nella categoria “siti di natura editoriale”, praticamente tutti i portali presenti in Rete, in quanto, come sottolinea l’avvocato Guido Scorza sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, la legge sull’editoria definisce “prodotto editoriale” qualsiasi “prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici”. Gli amministratori di siti web sarebbero così costretti a controllare anche i commenti postati dagli utenti per non ricorrere nelle sopracitate sanzioni pecuniarie, ma soprattutto sarebbero costretti a registrare il proprio portale in tribunale e nominare un direttore responsabile.

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Le Istituzioni contro il web

Recentemente la dialettica sui limiti alla libertà di espressione fra web e Istituzioni si è inasprita enormemente. Alcuni seguaci di Beppe Grillo sono stati accusati di vilipendio nei confronti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per alcuni commenti postati sul blog del comico. Il Presidente della Camera Laura Boldrini, il Codacons e volti noti del giornalismo come Giuliano Ferrara e Enrico Mentana hanno chiesto maggiore controllo sui contenuti, a loro dire diffamatori, presenti su siti e social network. Infine, la Procura di Roma ha condannato a 9 mesi di carcere Massimiliano Tonelli, gestore della pagina Facebook Cartellopoli, con l’accusa di istigazione a delinquere. Secondo i magistrati, alcuni commenti presenti sul suo blog avrebbero spinto altre persone a distruggere i cartelloni pubblicitari della Capitale.