Secondo il viceministro della Giustizia americana, James Cole, anche alcuni membri del Congresso sarebbero stati spiati dalla National Security Agency. Il nemico è in casa
Questa volta non c’entra, almeno non direttamente, Edward Snowden. Lo scandalo Datagate sembra aver colpito il cuore e l’animo degli americani, tant’è che adesso il mea culpa parte senza anche dall’interno della Casa Bianca. E’ toccato a James Cole, viceministro alla Giustizia della Camera, ammettere che, con tutta probabilità, anche alcuni membri della Congresso sono stati spiati dagli agenti della NSA.
Spie al Congresso
L’ammissione è arrivata durante un’audizione alla commissione Giustizia della Camera, in seguito alle domande dell’opposizione. Il repubblicano Darrell Issa ha infatti chiesto, più di una volta, se fossero mai stati raccolti dati sulle telefonate partite dai cellulari dei membri del Congresso, ovvero con prefisso 202-225. “Probabilmente si” è stata la risposta di Cole, il primo caso in cui è l’amministrazione stessa ad affermare lo spionaggio senza particolare motivo.
E Obama?
A questo punto crescono anche i dubbi su un possibile monitoraggio ai danni dello stesso Presidente. Sempre Cole si è rifiutato di rispondere a domande più precise sulle telefonate di Obama. Un silenzio che pesa quanto un macigno e pone forti dubbi, anche interni, sull’utilità di un dipartimento che sembra aver davvero passato i limiti; anche quelli governativi.