E’ stato pubblicato ieri, 17 settembre, il nuovo album dei Negrita. Che non è un greatest hits, non è un album interamente di inediti, ma una prospettiva diversa da cui ascoltare la band e ripercorrere la sua storia, che sa di legno e metallo e anche un po’ di Facebook. Ma poco
«I social? Ci siamo, usandoli pur senza farci usare».
Questo è un disco che sa di legno e di metallo. Parola dei Negrita, che infatti quasi quasi avrebbero intitolato così quello che è stato ribattezzato “Déjà vu”, doppio disco che contiene i più grandi successi della band rivisitati in chiave semiacustica (da qui i riferimenti al legno e al metallo, niente di tecnologico), accompagnati dai due inediti “La tua canzone” e “Anima lieve”.
Il grande successo ottenuto dal gruppo con il primo tour acustico nei teatri ha avuto due risultati: dal 17 ottobre ricominciano i live, e c’è questo nuovo disco fresco di release.
Data Manager: La scelta di fare una raccolta in veste semiacustica è stata generata direttamente dal tour?
Negrita: E’ venuta per forza di cose: il tour nei teatri è stato bellissimo, e per noi è stato inevitabile volerlo testimoniare su disco. Fin dal concepimento di questo album abbiamo escluso il live, preferendo risuonare tutto. Quindi questo non è un greatest hits e non è un disco dal vivo, piuttosto un ibrido che, proprio per questa sua natura, speriamo possa essere più appetibile. E’ un modo per vedere i Negrita da un’altra angolazione. E poi, un disco del genere era un nostro vecchio sogno nel cassetto: il momento adatto per farlo è arrivato adesso.
E’ risaputo che siete dei viaggiatori appassionati, ma anche questo andare su e giù per l’Italia per le varie date del tour deve essere stato un bel viaggio…
Si passano ore e ore a vegetare in un furgone, guardando fuori dal finestrino. Ecco perché abbiamo deciso di prenderci un tour bus con un salotto dove possiamo metterci ad appuntare idee: così sfruttiamo una marea di tempi morti. L’uso del tempo in maniera rock!
Queste che avete buttato giù saranno le idee per il prossimo album?
Sì, un po’ di materiale c’è. Ormai puoi fare quasi una canzone dalla A alla Z con un iPad, mentre viaggi in treno. Oggi il processo creativo che porta a far nascere una canzone non ha più compartimenti stagni – idee, composizione, registrazione. Buttiamo giù parole e riff ad ogni ora del giorno e della notte. Comunque, dopo il tour ci è proprio venuta voglia di comporre canzoni nuove.
Il 6 settembre avete scritto sulla vostra pagina Facebook ‘da oggi ci sentiremo anche un po’ più spesso su questi schermi’. Cosa dobbiamo aspettarci?
Pau: L’ho scritto io, ero tornato da una lunga vacanza… forse la molla è stata quella (ride, nda). Siamo su Facebook e anche su Twitter, ma solo quando serve. Non siamo malati di riflettori, infatti viviamo ancora ad Arezzo, ci piace quella realtà. I social vanno anche bene, fino al punto da non farsi usare da loro. Facebook lo lasciamo a chi ha carenze affettive di altro genere. C’è, d’altro canto, una cosa positiva da dire proprio su Facebook.
Cosa riguarda?
“La tua canzone” è stata scritta per un amico che aveva bisogno di incoraggiamento, ma il tema è generale. La gente, oggi, non sta bene e tanti, proprio su Facebook, ci hanno scritto ‘questo brano è stato scritto apposta per me’. Una marea di persone ha postato commenti di questo tipo, quindi abbiamo visto chiaramente quanto bisogno c’è di dare una visione sul futuro. La gente si riconosce in questa canzone che è una pacca sulle spalle.
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