A Napoli l’Europa si riunisce per lo spazio

La politica spaziale europea dei prossimi tre anni, in particolare i suoi finanziamenti, sono oggetto di dibattito nella città campana

Il Consiglio ministeriale dell’Agenzia spaziale europea si è riunito a Napoli per discutere del programma spaziale continentale per i prossimi 3 anni. I ministri di 20 Paesi sono chiamati a decidere sui fondi da stanziare per la ricerca spaziale. Jean Jacque Dordain, direttore generale dell’Esa, European Space Agency spera di ottenere almeno 12 miliardi di euro, in media con i fondi che l’Agenzia riceve annualmente.

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Esa e Ue, scontro di competenze

Nella riunione odierna si scoprirà anche quale saranno le aree di competenza delle due istituzioni, Esa e Unione Europea, che rivendicano entrambe la supremazia in materia di spazio, nonostante la prima dipenda dalla seconda per i finanziamenti.

L’Unione Europea intende rivendicare il ruolo di primo piano che le attribuisce il Trattato di Lisbona ma cerca anche di ottenere una mediazione con l’Agenzia spaziale europea per non mettersi i bastoni tra le ruote vicendevolmente. Per favorire lo sviluppo continentale delle missioni spaziali la Commissione Europea ha diffuso un nota, intitolata “Stabilire rapporti appropriati tra Ue ed Esa”, per individuare una linea comune attraverso un lavoro congiunto di analisi dei costi e dei rischi. La “nuova via” per lo spazio europeo è da presentare alla fine del 2013, con una data di massima a lungo termine per la soluzione finale tra il 2020 e il 2025.

L’Italia: continuare con i fondi attuali e cooperazione europea

A parlare per l’Italia, che è uno dei 3 maggiori finanziatori dei progetti spaziali europei, è stato scelto il ministro dell’Istruzione e Ricerca, Francesco Profumo. Il ministro ha voluto sottolineare il suo “forte auspicio alla cooperazione europea”, poiché “l’Esa e l’Unione Europea, i due pilastri del settore spaziale europeo, sono oggi chiamate ad affrontare una grande opportunità: immaginare e realizzare un nuovo futuro per lo spazio in Europa”.

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Il programma spaziale europeo

Ue e Esa non concorderanno sulle loro effettive aree di competenza ma i progetti in cantiere hanno il supporto di entrambe le istituzioni. “I pilastri fondamentali su cui si ancorano gli impegni dell’Esa sono la ricerca nel campo dei satelliti scientifici, l’osservazione della Terra, come quella fatta a bordo della Stazione spaziale internazionale, i cui astronauti sono gli occhi, le mani e la testa di una grande comunità di scienziati che commissiona loro tutta una serie di esperimenti” ha spiegato Franco Bonacina, portavoce dell’Esa.

Il programma spaziale europeo non prevede scopi militari “anche se il confine tra civile e militare si sta sempre più assottigliando”. “Le nostre priorità sono i cittadini, l’ambiente, le telecomunicazioni – ha spiegato Bonacina – . Un altro settore molto importante è quello dei lanciatori: se non abbiamo razzi per spedire i satelliti nello Spazio, non andiamo, come Europa, da nessuna parte. Sono mezzi di trasporto fondamentali. L’Italia è stata anche qui determinante, con il lancio all’inizio dell’anno di Vega, quasi tutto made in Italy, che affianca Ariane 5, il “cavallo di battaglia” dei francesi, e il Soyuz tradizionale russo”. Solo il 10% dei finanziamenti viene speso per le attività umane nello spazio, pur rimanendo una parte fondamentale delle attività dell’Agenzia spaziale europea. Al contrario di Russia e Stati Uniti, raggiungere Marte “non è uno degli argomenti chiave del Consiglio e soprattutto non è una priorità per l’Esa”.

I costi dei progetti spaziali

L’osservazione della Terra, le missioni di esplorazione e le attività di ricerca condotte sulla Stazione Spaziale Internazionale costano 5 miliardi, la fetta più grande del budget a disposizione. I progetti per rendere più competitivo lo spazio europeo, come i nuovi lanciatori, costa 4 miliardi. Su questo tema i ministri devono decidere se puntare fin da subito allo sviluppo dell’Ariane 6, derivato dalle tecnologie alla base del lanciatore Vega, o se passare per una fase intermedia, con lo sviluppo dell’Ariane 5 Mid-life Evolution. 

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Poco più di due miliardi, infine, è la cifra che dovrebbe essere destinata al sistema europeo di navigazione satellitare Galileo, ai nuovi satelliti meteorologici e al Gmes (Global Monitoring for Environment and Security) con i satelliti Sentinel.

”Le migliori speranze sono quelle di un costo complessivo pari a 12 miliardi di euro per i tre ambiti di attività”. L’ipotesi più probabile è che, considerando la complessità della situazione economica, si arrivi a 10 miliardi”. Una spesa che, come sottolineato da Bonacina, rimane negli standard attuali.