La ricerca di “Common Sense Media” stima che il 38% dei bambini sotto i 2 anni ha già utilizzato un tablet o uno smartphone
Eric Schmidt di Google aveva invitato i genitori ad insegnare ai propri figli l’educazione digitale prima di quella sessuale e sembra che in molti abbiano seguito il suo consiglio. Sebbene la percentuale di nativi digitali mondiali sia solo del 30% una ricerca di Common Sense Media afferma che il 38% dei bambini al di sotto dei due anni ha già avuto esperienze con tablet e smartphone. Nel 2011 la percentuale era solo del 10%. Non deve quindi sorprendere che uno studente di quinta elementare canadese è stato scoperto essere uno degli hacker più attivi di Anonymous.
Un web per i bambini
“Non solo aumenta la quantità di bimbi coinvolti, ma anche il tempo di utilizzo giornaliero di questi strumenti: nel 2011 erano 5 minuti al giorno, nel 2013 sono 15.“ – ha spiegato il fondatore di Common Sense Media, Jim Steyer. “Chi non sa ancora parlare, si alza verso il televisore e cerca di usarlo come un iPad o un iPhone“. I pargoli 2.0 utilizzano i device dei genitori soprattutto per visionare video e giocare ma esistono anche social network dedicati a loro come Twigis.
La vita reale rimane la prima maestra
La scoperta precoce della Rete ha certamente i suoi vantaggi ma non è tutto oro ciò che luccica. Spesso i bambini non sono pienamente consapevoli delle proprie azioni e capita che la carta di credito di mamma e papà si esaurisca. Inoltre, gli esperti affermano che l’educazione tradizionale rimane una componente fondamentale nello sviluppo del bambino. “Non si può delegare al digitale la crescita del bambino.“ – spiegano gli psicologi americani – “I bambini che sovrautilizzano questi strumenti, ad esempio, corrono il rischio di avere un vocabolario molto ridotto“.