Un’indagine realizzata da Easynet Global Services e Ipanema Technologies rivela che, rispetto allo scorso anno, le aziende stanno bloccando un minor numero di applicazioni social media. L’annuncio va ad integrare i risultati iniziali pubblicati in maggio della ricerca ‘Killer Apps 2013’, incentrata sull’utilizzo delle applicazioni e della rete nelle aziende di medie e grandi dimensioni in Europa e USA. In particolare, il numero di CIO e responsabili IT che vietano l’utilizzo di Facebook all’interno delle loro aziende è diminuito del 15% rispetto al 2012 (del 26% in Italia), mentre il blocco di YouTube è diminuito del 17% (11% nel nostro Paese).
Applicazione |
% blocco 2013 |
% blocco 2013 – Italia |
% blocco 2012 |
% blocco 2012 – Italia |
Variazione |
Variazione Italia |
|
52% |
53% |
67% |
79% |
-15% |
-26% |
YouTube |
43% |
41% |
60% |
52% |
-17% |
-11% |
|
42% |
35% |
50% |
50% |
-8% |
-15% |
TV/video online |
28% |
34% |
56% |
63% |
-28% |
-29% |
Email personale (Hotmail, Gmail,..) |
25% |
14% |
32% |
25% |
-7% |
-11% |
|
21% |
16% |
18% |
19% |
+3% |
-3% |
I diversi livelli di blocco dei social media a livello globale e in Italia
“I social media offrono grandi vantaggi per le imprese,” ha dichiarato Thierry Grenot, Executive Vice-President di Ipanema Technologies, “per questo i responsabili IT stanno alleggerendo i controlli. La sfida per i dipartimenti IT ora, però, è quella di garantire che il traffico dei social media sia gestito in modo efficace e senza impattare sulle prestazioni delle applicazioni business-critical.” Ha aggiunto Grenot: “Un’esplosione di dipendenti che accedono a contenuti video di YouTube o che condividono foto attraverso Facebook può provocare un traffico sulle reti aziendali più intenso di quanto queste possano supportare e bisogna prendere in considerazione la necessità di dare priorità al traffico delle applicazioni davvero indispensabili per la produttività degli utenti e dell’azienda.”
Su base globale, risulta evidente che le istanze del blocco dei social media sono più comuni negli Stati Uniti con il 69% delle imprese che limitano l’accesso del personale a Facebook e il 65% a YouTube. Rispetto alla media dei paesi presi in esame, le aziende statunitensi limitano l’accesso più frequentemente a tutte le applicazioni, ad eccezione di LinkedIn.
Applicazione |
Media |
Stati Uniti |
Italia |
|
52% |
69% |
53% |
YouTube |
43% |
65% |
41% |
|
42% |
59% |
35% |
TV/video online |
28% |
37% |
34% |
Email personale (Hotmail, Gmail,..) |
25% |
38% |
14% |
|
21% |
20% |
16% |
Approcci differenti in Italia e negli Stati Uniti
“È un sollievo vedere che sono diminuiti i CIO / responsabili IT che bloccano l’accesso ai siti di social media,” ha dichiarato Lisa Myers, CEO di SEO & Social Media agency Verve Search “È altresì ingenuo pensare che i dipendenti siano più produttivi una volta bloccate queste applicazioni, che sono parte della vita di tutti nel 2013. Inoltre è irrealistico pensare che, impedendo l’accesso ai social media dalle reti aziendali, i dipendenti non vi accedano comunque, tanto più che il 60% degli utenti di telefonia mobile nel Regno Unito (62% in Italia – dati Nielsen) possiede uno smartphone con cui accedere ai social ogni volta che lo desidera. Non si tratta di sapere se si può frenare o no quello che già sta avvenendo, l’unica domanda è: vuoi esserne parte o essere un minuscolo sassolino che sta per essere travolto da una marea?”
“Qualsiasi applicazione in grado di migliorare la produttività deve essere adeguatamente supportata dal dipartimento IT. E i social media non fanno eccezione” ha aggiunto Christophe Verdenne, Managing Director di Easynet per il Sud Europa. “Il fatto che i responsabili IT stiano mostrando apertura verso le applicazioni social è un segnale importante, e sono convinto che molti di loro stiano adottando misure per proteggere le prestazioni dei sistemi business-critical come ERP, CRM o Unified Communications,” conclude Verdenne: “Ci stiamo impegnando per offrire la massima visibilità delle applicazioni nelle reti dei nostri clienti in modo che possano comprendere cosa sta succedendo e attuare le misure opportune per garantire la piena funzionalità delle applicazioni critiche, anche generando traffico secondario.”