La prima trachea nata da una stampante 3D

Con la stampa a tre dimensioni è possibile realizzare anche soluzioni mediche di valore come dimostra il caso del piccolo Kaiba

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Molti critici avevano cominciato a storcere il naso nei confronti della stampa 3D, utilizzata nei primi giorni di diffusione consumer per realizzare una vera e propria arma chiamata The Liberator. La notizia di oggi è invece di tutt’altro spessore, visto che la stampa tridimensionale è stata utilizzata per salvare un bambino affetto da Tbm ovvero tracheobroncomalacia. La patologia può portare al collasso della trachea e dei grossi bronchi, causando un evidente stato critico, soprattutto nei pazienti più giovani.

Una speranza in 3D

Ed è proprio qui che entra in gioco la stampante 3D con la quale, grazie ad un modello ottenuto dalla TAC ad alta risoluzione del paziente, è stato possibile realizzare un piccolo scheletro su misura in grado di sostenere la trachea di Kaiba, bambino di 20 mesi, e mantenerlo in vita nonostante l’assenza del supporto cartilagineo adeguato per respirare. Il lavoro è stato eseguito dai ricercatori dell’Università del Michigan negli Stati Uniti che hanno realizzato il supporto bioassorbibile con la stampante e un polimero semicristallino sintetico biodegradabile, il Policaprolattone (o PCL). 

Procedure d’emergenza

I ricercatori non si sono messi all’opera prima di aver ricevuto il via libera dall’Agenzia americana Food and Drug Administration che ha rilasciato una certificazione d’emergenza per procedere alla realizzazione e impianto del supporto realizzato presso la struttura. Inutile dire che un lavoro del genere rappresenta un caso base per cercare nuove soluzioni di intervento attraverso la stampa 3D.

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