La legge USA contro gli hacker cinesi

Niente più materiale informatico cinese per le amministrazioni degli Stati Uniti ma dietro l’angolo c’è il pericolo di un eccessivo protezionismo

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di rendere più difficile per gli enti pubblici nazionali l’acquisto di sistemi informatici provenienti dalla Cina, compresi software, con l’obiettivo di bloccare sul nascere ogni possibile tentativo di cyber-spionaggio. Il presidente questa settimana ha firmato una legge che include una disposizione secondo la quale organi come la NASA e il Dipartimento della Giustizia e del Commercio devono contattare l’FBI prima di acquistare materiale informatico di aziende “appartenenti, direttamente o indirettamente, alla Repubblica Popolare Cinese”.

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Pericolo hacker

La restrizione segue mesi di avvertimenti dai funzionari governativi circa il fatto che gli sforzi degli hacker cinesi di violare sistemi informatici statunitensi siano aumentati vertiginosamente, con il pericolo che possano essere compromesse non solo le aziende, ma anche le strutture critiche di tutti gli Stati Uniti. “Bisogna non commettere errori – aveva detto Paul Henry analista forense di sicurezza – questo non è uno di quei casi in cui il governo è troppo paranoico. E’ realtà“. Il provvedimento firmato da Obama potrebbe causare non pochi problemi all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) soprattutto in un Paese come la Cina che ha aziende importanti (Lenovo, Huawei, ecc) che esportano in tutto il mondo e che potrebbero appellarsi all’organo di controllo per paura di un eccessivo ostruzionismo commerciale. Come reagirà la Cina? Probabilmente non bene, seppur abbia speso anni nel ridurre l’importazione di prodotti di consumo occidentali all’interno del Paese, la legge non le impedirebbe di appellarsi agli organi superiori definendo la mossa di Obama troppo protezionista e lesiva degli obblighi della WTO statunitense nei confronti degli altri Paesi del mondo.

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