Le rilevazioni sulla NSA hanno spinto il governo cinese a chiedere agli Stati Uniti spiegazioni sul monitoraggio interno ma anche a danno di proprie reti e strutture
Chi la fa l’aspetti. Nessun proverbio avrebbe potuto descrivere meglio le dichiarazioni della Cina sul datagate. Come racconta la Reuters, il governo di Pechino ha formalmente chiesto a Washington di spiegare i suoi programmi di monitoraggio e di farlo per tutta la comunità internazionale.
Pechino: da spione a spiato
Un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha infatti dichiarato: “Crediamo che gli Stati Uniti dovrebbero prestare attenzione alle richieste della comunità internazionale a riguardo delle preoccupazioni sul monitoraggio digitale di cui sono artefici“. Finora la Cina non aveva commentato i leak esposti da Edward Snowden anche per non attirarsi le ramanzine dell’opinione pubblica occidentale dopo la scoperta degli hacker APT1 come fazione dell’Esercito di Liberazione Popolare. D’altra parte però è proprio la Cina uno dei paesi maggiormente colpiti dagli attacchi hacker. Lo stesso Snowden aveva riferito come fosse prassi condivisa quella della NSA di violare sistemi appartenenti alla Cina e a Hong Kong.
Il caso Snowden
In un sondaggio sul sito del Global Times, un popolare sito pubblicato dal quotidiano ufficiale del Partito Comunista, il 98% degli intervistati ha detto che la Cina dovrebbe rifiutare di mandare Edward Snowden di nuovo negli Stati Uniti. “A differenza di un comune criminale, Snowden non ha fatto male a nessuno. Il suo unico crimine è stato l’aver denunciato le violazioni del governo americano dei diritti civili” – scrive il giornale in un editoriale.