L’Ue dà ragione a Google: nessun diritto d’oblio per i dati su altri siti

La Corte europea ha sancito che Google non sarà obbligato a cancellare i dati personali riportati nei siti presenti nel suo motore di ricerca

Google è uscito vincitore dalla controversia che lo vedeva impegnato con il Garante della privacy spagnolo. Nel Paese iberico un utente aveva richiesto che i suoi dati personali fossero cancellati da un giornale online che compariva sul motore di ricerca di Mountain View. L’Autorità per la protezione della privacy aveva quindi imposto a Google, che in Germania ha cancellato i suggerimenti offensivi di Autocomplete, di procedere all’eliminazione.

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La sentenza

L’avvocato generale della Corte ha sottolineato come “i fornitori di servizi di motore di ricerca non sono responsabili, ai sensi della direttiva sulla protezione dei dati, del fatto che nelle pagine web che essi trattano compaiano dati personali”. Quindi Google “non va considerato come responsabile del trattamento dei dati personali che compaiono nelle pagine web che tratta” e non può agire su “contenuti presenti nelle pagine web di terzi”. Il diritto di oblio infatti vale solo nel caso in cui il “fornitore non abbia rispettato i codici di esclusione o non si sia conformato ad una richiesta proveniente dal sito web concernente un aggiornamento della memoria cache”.

Google e la privacy

I guai giudiziari per Google in Europa non si esauriscono con questa sentenza. Ventisette Garanti Ue, tra cui quello italiano, hanno deciso di prendere provvedimenti contro Big G per punire la sua pratica di incrociare i dati provenienti da diversi servizi. Inoltre, l’antititrust ha messo nel mirino Android e le sue licenze e ha definito “migliorabile” la proposta di Google di etichettare i risultati sul suo motore di ricerca.

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