Tra novità e conferme, un reportage sulle nuove frontiere dell’IT dopo una settimana trascorsa visitando alcune aziende nel cuore dell’hi-tech made in Usa: i casi Firebase, WD Arkeia e Hightail
Sicuramente un’ottima iniziativa, quella dell’IT Press Tour, che ha riunito a fine giugno alcuni media specializzati europei, tra cui Data Manager, per visitare alcune tra le società più innovative con sede tra San Francisco e la Silicon Valley. Prima di soffermarsi sulle specificità delle 12 aziende incontrate, alcune delle quali vere e proprie startup e alcune già affermate, si possono trarre alcune impressioni generali. Lasciando per pochi giorni l’Europa, ma soprattutto l’Italia, si riesce finalmente a respirare un po’ di sano ottimismo, che pervade a tutti i livelli l’intero settore IT made in Silicon Valley. Su tutto, spicca però la definitiva affermazione del cloud e del mobile, con usi molto innovativi che spesso hanno la caratteristica di svolgere in maniera più snella e meno costosa i compiti proposti dai tradizionali vendor IT.
Cloud e mobile in primo piano
Come alcuni dei manager incontrati hanno più volte ribadito, l’IT aziendale è di nuovo in un periodo di grande cambiamento, nel quale i nuovi attori sono smartphone e tablet da una parte e il cloud dall’altra, che è la nuova infrastruttura, così come negli anni passati c’erano da una parte il mainframe e dall’altra i terminali, oppure, in tempi più recenti, i server e i PC. E il corollario di questo nuovo stato di cose è che molte aziende cominciano a preferire questi nuovi fornitori di IT, più snelli e innovativi, ma soprattutto in grado di centrare i risultati in breve tempo, anche per i progetti più impegnativi, quelli che spesso vengono etichettati come “business critical”. Questo naturalmente non significa che i fornitori tradizionali vengano messi da parte e che siano ridotti a stare sulla difensiva, ma a sentire i nomi delle aziende, anche di grande importanza, che hanno già scelto di affidarsi ai nuovi vendor incontrati nel corso del Press Tour, se ne ricava la netta impressione che alcuni equilibri saranno rivisti. Oppure, ripetendo un copione già visto negli ultimi anni e riproposto ciclicamente, i fornitori tradizionali acquisiranno i vendor innovativi, aggiungendo le loro competenze alla propria offerta. È la legge immutabile del mercato. E senza dubbio tra i 12 incontrati nel corso del tour ce ne sono alcuni che conoscono bene questa legge e tra i propri obiettivi iniziali hanno previsto l’acquisizione da parte di un grosso nome dell’IT. Oppure la quotazione in Borsa, anche se i finanziamenti assicurati da uno stuolo di venture capitalist, i cui uffici sono disseminati un po’ per tutta la Silicon Valley, permette di finanziare l’espansione di tutte le aziende che abbiamo incontrato.
Innovare a tutti i livelli
Però nel cuore dell’hi-tech made in Usa, in quella Silicon Valley dove percorrendo le due arterie più battute, cioè le freeway 101 e 280, si possono notare le sedi praticamente di tutte le aziende IT note o meno note, da Apple a Oracle e da Google a Mozilla, solo per fare qualche esempio tra i tanti, l’innovazione non vive di solo cloud e mobile, ma riguarda anche settori più “tradizionali”. È il caso dello storage: è stato illuminante toccare con mano esempi come quello di Scality, società che sta avendo notevole successo nell’esplorare le nuove frontiere dell’object storage, oppure quello di PureStorage, che propone array composti di solo storage di tipo flash. Oppure riguarda aspetti come la sicurezza, con la startup GuardTime, che ha inventato un sistema di autenticazione operante senza bisogno di scambiare chiavi di alcun tipo, o i database, con MarkLogic e il disaster recovery, con Zerto. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Ma è giunto il momento di analizzare da vicino le singole aziende, cominciando da Firebase, WD Arkeia e Hightail. In altri articoli ci occuperemo di Cloudbyte, Cloudera, GuardTime, MarkLogic, Mulesoft, PureStorage, Scality, Simplivity e Zerto.
Firebase: il backend as a service
La prima azienda incontrata nella sede di San Francisco, proprio di fronte allo stadio dei S.F. Giants, è Firebase, startup che offre servizi di tipo “backend as a service”, BaaS, come li definisce il CTO Andrew Lee, che è anche uno dei fondatori della società. Sfruttando il cloud, Firebase mette a disposizione una infrastruttura di back-end che aiuta a costruire applicazioni web “in tempo reale”, rivolte soprattutto, ma non solo, a dispositivi mobili quali smartphone e tablet, come strumenti di collaborazione on line (sul modello di Google Docs, ad esempio), giochi multiplayer e anche chat o altri tipi di app, senza che vi sia bisogno di un software ad hoc per il server del database, visto che tutta la logica dell’applicazione risiede nei client. In altre parole, il client dialoga direttamente al database posto nel cloud, e dato che tutto il codice sta nel client, non c’è bisogno di alcun codice server code e le applicazioni sono operative in tempi brevi e godono della massima scalabilità. “In un certo senso, Firebase fa per le app quello che Dropbox fa per i documenti o i file, visto che tutto sta nel cloud – sottolinea Lee -. Mentre il modello Iaas, Infrastructure as a service, è costituito dall’hardware e il PaaS, Platform as a service, è il management, noi ci poniamo come BaaS, Back end as a service, in cui il livello di flessibilità offerto è massimo”.
Non a caso, e nonostante il primo prodotto sia stato annunciato ufficialmente nell’aprile 2012, le soluzioni Firebase sono già utilizzate da numerosi clienti negli Usa, tra cui il colosso televisivo CBS, per sviluppare applicazioni web e di tipo mobile. E, altrettanto non a caso, la start up, che ha meno di tre anni di vita, ha ottenuto a metà giugno un ulteriore round di finanziamenti per 5,6 milioni di dollari, portando il totale della dotazione a 7 milioni. L’intenzione è quella di espandere l’attuale team di sviluppo, formato da 7 ingegneri con un’età media inferiore ai 30 anni, e di affinare ulteriormente il prodotto, con la volontà di “essere il back end non solo delle app ma di tutto ciò che opera nel cloud”, conclude Andrew Lee.
WD Arkeia: le PMI nel mirino
Più tradizionale è invece il business di Western Digital, che abbiamo incontrato a Mountain View, nella ex sede di Arkeia, ma le innovazioni nelle funzioni storage, backup e disaster recovery anche via cloud sono di tutto rilievo. Arkeia, che ha un’offerta di soluzioni di backup specifica per il mondo SMB, è stata acquisita lo scorso anno da Western Digital, che oggi integra nella propria vasta gamma di prodotti il software e le appliance fisiche e virtuali di backup, indentificandole con il brand WD Arkeia. Bill Evans, General Manager della SMB business unit della società, ha tenuto a sottolineare le ragioni dell’ingresso in forze nell’arena delle Piccole e Medie Imprese: “si tratta di un mercato tuttora poco servito, nonostante le opportunità siano davvero vaste, se si pensa che in tutto il mondo vi sono oggi 27 milioni di aziende piccole e medie con meno di 25 PC ciascuna, e che proprio queste imprese forniscono il 55% del totale dei posti di lavoro globali”. Proprio per coprire queste esigenze, WD ha presentato la quarta generazione delle sue appliance di backup di rete WD Arkeia, una soluzione all-in-one di backup e disaster recovery per l’ambito SMB. La nuova linea è costituita da quattro modelli rack-mount con dischi interni e capacità di archiviazione superiore ai modelli precedenti, oltre a processori più veloci unità di tipo SSD per ridurre i tempi di backup e velocizzare il recupero dati. Ma non solo: il software abbinato Arkeia v10.1 amplia il supporto per le funzionalità di backup su cloud ibrido alla linea completa di appliance, anche a quelle della generazione precedente.
Hightail, nuovo nome e nuovi servizi da Yousendit!
È sicuramente stata una delle società che hanno fatto la storia dei servizi cloud, offrendo tra i primi un servizio di archiviazione file quando ancora il termine “cloud” non era ancora stato coniato. E se oggi la californianissima Yousendit! può vantare oltre 42 milioni di utenti in quasi 200 paesi del mondo, per aggredire un mercato che secondo le stime di Forrester arriva a un totale di 615 milioni di potenziali utenti (nel 2013, perché nel 2016 saranno 865 milioni), e anche per distinguersi da una concorrenza sempre più agguerrita, con nomi del calibro di Box, Dropbox, Syncplicity o Fileshare, ha deciso di cambiare nome. Ecco quindi che dal 10 luglio 2013 la società, fondata nel 2004 come Yousendit!, con tanto di punto esclamativo per far capire immediatamente la natura del servizio offerto, diventa Hightail, con un brand tutto nuovo che mira decisamente in alto. “All’inizio eravamo solo nel business dello spedire i file di grandi dimensioni, ma poi abbiamo ampliato sempre più la nostra gamma di servizi, con l’accesso ai propri documenti da ovunque ci si trovi, oppure con le funzionalità di controllo su chi può condividere, modificare e firmare i nostri contenuti o documenti – spiega Brad Garlinghouse, CEO della società dopo un passato quasi decennale in Yahoo! (ancora un punto esclamativo) – E il nuovo brand riflette proprio la nostra nuova identità sul mercato, che sfrutta al massimo tutte le possibilità offerte dal cloud per offrire servizi innovativi anche via smartphone e tablet”. La società, che ha fatturato quasi 40 milioni di dollari nel 2012 e prevede di arrivare a quota 57 milioni quest’anno, presenterà presto una nuova versione della sua soluzione, rivolta in particolare agli utenti mobili, con un’interfaccia studiata per agevolarne al massimo l’operatività.