L’IFI sostiene i dazi sui pannelli fotovoltaici cinesi

Il comitato delle aziende produttrici di pannelli fotovoltaici si scaglia contro le altre associazioni del settore che non sostengono l’imposizione di tasse doganali sui prodotti cinesi

L’IFI, che raccoglie l’80% delle industrie del settore fotovoltaico nazionale, attacca le tre associazioni GIFI, APER e ASSOSOLARE, che si sono opposte all’introduzione di dazi doganali sui pannelli solari prodotti in Cina. Secondo il comitato il provvedimento renderebbe più competitive le aziende nostrane, anch’esse in crisi come in molti altri settori, oltre a riportare nella legalità il mercato saturo di prodotti a prezzi stracciati provenienti dall’oriente. Alessandro Cremonesi, Presidente IFI ha dichiarato: “C’è da chiedersi quale sia il senso delle affermazioni da parte di coloro che, prima si dichiarano paladini della legalità e delle libera concorrenza dei mercati, salvo poi renderle così stridenti con le successive affermazioni che chiedono una deroga temporale per i dazi antidumping”.

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Un monopolio cinese che elimina le realtà nazionali

Per l’IFI le aziende fotovoltaiche italiane hanno sì guadagnato dall’utilizzo di prodotti cinesi sottocosto ma dopo poco tempo si sono trovate a competere con concorrenti sleali come quelli cinesi avviandosi verso “una strada di non ritorno verso l’affermazione del monopolio dei prodotti cinesi a scapito di una crescita progressiva e sostenibile dell’industria nazionale ed europea”. Le stesse accuse di comportamenti sleali da parte di Pechino sono state portate dal CEO di Google Eric Schmidt nel settore della tecnologia e del web.

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