Il dittatore nordcoreano Kim Jong Un minaccia di sferrare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Così su Twitter si respirano toni da black comedy degni de “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick.
Parliamoci mortalmente chiaro, il “Caro Leader” Kim Jong Un è uno dei personaggi che dominano le sottoculture, che abitano internet. Il giovane dittatore nordcoreano è oggetto di un vero e proprio culto con produzione di ogni genere di meme e beffa informatica possibile e immaginabile.
Molti non lo sanno ma il successo planetario di Gangam Style di Psy, ha ricevuto un generoso supporto da parte della community della image board 4Chan, stante la somiglianza tra il cantante sud coreano e Kim Jong Un. Uno dei meme preferiti dell’underground di internet è proprio il confronto tra il gaudente ambiente del K-pop sudcoreano, incarnato da Psy, e il triste e grigio clima da Cortina di Ferro della Corea del Nord, incarnato da Kim Jong Un. Lo scherzo, nato in opposizione al solito Justin Bieber, sì è spinto talmente in là che alla fine ha prodotto il video più visto di sempre su Youtube.
Esistono poi numerosi exploitable del “Kim Jong Un looking at Things”, ossia foto in cui il dittatore coreano osserva con il suo faccione sognante oggetti, animali e bambini. Foto pronte ad essere trasformate in buffonesche macro, con la banale aggiunta di testi riportanti domande tipo “Can I eat?” (posso mangiarlo?). Così internet è pieno zeppo di foto del dittatore coreano, ritratto in ogni possibile occasione.
Va detto peraltro che anche i media di regime di Cina e Corea del Nord ci mettono del loro. Quando la testata satirica Onion ha dedicato un servizio a Kim Jong Un come uomo più sexy del mondo del 2012, i media cinesi hanno abboccato riprendendo la notizia come un serio riconoscimento. Il tutto tra l’ilarità generale di mezzo mondo.
E non è finita qui. Quando la rivista Time ha avviato un contest online per nominare il personaggio dell’anno del 2012, la community di 4Chan si è di nuovo scatenata, cercando di promuovere in ogni modo la vittoria del “Glorioso Leader”. A un certo punto però vari media hanno mangiato la foglia e alla fine la consultazione online non è stata presa in considerazione ed invece del “Grande Condottiero” nordcoreano, ha vinto d’ufficio Barack Obama.
Fatte queste doverose premesse, per inquadrare l’humus culturale che col tempo si è creato attorno al “Caro Leader”, risulta facile comprendere perché su Twitter l’annuncio del dittatore di voler sferrare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti è stato accolto con toni splendidamente goliardici.
Chi si attendeva un “sentiment” caratterizzato da panico e ansietà, è rimasto completamente deluso.
C’è stata una vera e propria esplosione di motteggi, burle, fotomontaggi e meme, come ne ho davvero viste di rado. La minaccia nucleare di Kim Jong Un ha generato una deflagrante creatività, che ha illustrato con un sorriso agrodolce quanto velleitaria essa sia. L’aeronautica nordcoreana ridotta a lancio di aeroplanini di carta, la missilistica a giochi per l’infanzia attivati a pompa, la nautica a barconi pieni di derelitti. Il tutto ovviamente corredato da testi inneggianti a deliranti sfoggi di potenza in 140 caratteri.
Grazie a Kim Jong Un Twitter ha dato prova delle proprie potenzialità nel veicolare immagini fotografiche. Ero tra quelli che non erano rimasti positivamente impressionati dalla chiusura di Twitter all’importazione delle immagini di Instagram, ormai ridotte a un mero link esterno. A distanza di mesi devo ammettere che questa limitazione ha invece insegnato a parecchi ad utilizzare il social network come strumento di diffusione di foto e meme nativi.
E al carosello di cui sopra si è associata anche il collettivo Hacker di Anonymous, che per sferrare il proprio attacco alla presenza online di Kim Jong Un ha prevalentemente utilizzato l’arma dei meme.
Una cosa che mi ha sempre lasciato molto colpito dell’intelligenza collettiva espressa dai social media è sempre stato, come la minaccia Morte e Distruzione riesce ad attivare improvvisi e gustosissimi guizzi di creatività. Così Kim Jong Un ci ha insegnato, di nuovo, la grande lezione di Stanley Kubrick, ovvero come imparare a non preoccuparci e ad amare la bomba.
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