#iPhone5 tra rivoluzione (mancata) e fede

Tim Cooks ha presentato la nuova meraviglia di Apple: l’iPhone 5. Eppure questa volta tra gli addetti ai lavori non si grida al miracolo, anzi si respira scetticismo e delusione. Invece tra l’utenza esplode l’entusiasmo per il nuovo feticcio digitale

Illustri manager digitali, i Temi di Tendenza in queste settimane sono stati assolutamente dominati dal lancio del nuovissimo iPhone 5 di Apple.

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Ogni volta che Apple lancia un nuovo prodotto per almeno un paio di settimane sembra di piombare in un mondo allucinato di possessori di smartphone di lusso, che vivono in un ciclo spaventoso di:

– attesa spasmodica del nuovo modello;

– distribuzione di post in merito anticipazioni/indiscrezioni sul nuovo modello;

– radiocronaca in diretta della presentazione del nuovo modello;

– autoscatti in fila chilometrica per acquistare il nuovo modello;

– autoscatti allo specchio del bagno con in mano l’agognato trofeo;

– radiocronaca dell’aggiornamento del sistema operativo (iOS);

– il tutto ovviamente condito da bisticci con i c.d. Androidiani (i possessori di smartphone su cui gira il sistema operativo di Google).

Questa volta tuttavia le cose sono andate in modo abbastanza diverso dalle precedenti e il “sentiment” che si respirava online non è stato entusiasta come di consueto:

– Gli addetti ai lavori hanno espresso parecchie riserve sul nuovo modello di iPhone ritenuto dai più poco rivoluzionario, e da alcuni addirittura un iPhone 4S con lo schermo pochi centimetri più lungo. L’aggiornamento del sistema operativo (iOS6) è stato parecchio lungo e la disfunzionalità delle mappe 3D è stato un tormentone che ha tenuto banco per giorni.

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– Per contro gli Apple Fan hanno serrato i ranghi diffondendo urbi et orbi il loro amore per la meraviglia di Cupertino, ribattendo con piglio severo ad ogni osservazione e sberleffo. Va peraltro ammesso che si è respirato un certo nervosismo e specie in alcune pagine Facebook anche osservazioni garbate hanno dato il via a flame (risse digitali) abbastanza convulsi. Nel berciare del “è bello perché sì” si è distinto solo iPhone Italia con un bell’editoriale divenuto virale soprattutto su Facebook.

– Androidiani e Meme Factory si sono scatenati nella produzione di meme e vignette dissacratorie  di ogni genere e grado. E’ stata ipotizzata una evoluzione degli iPhone per centimetri, con la versione iPhone10 lunga un metro e il porno attore Rocco Siffredi come testimonial. E’ stato prodotto ogni genere di sberleffo fino ad arrivare alla rappresentazione degli Apple Fan come orde di zombie affamati di Apple Store. Il sofware di riconoscimento vocale SIRI è diventato poi oggetto di innumerevoli parodie sulle sue capacità oracolari.

Cerchiamo di comprendere meglio perché questa volta Apple non ha suscitato il solito coro unanime di entusiasmo di pubblico e critica :

– Eccesso di aspettativa: Apple sta decisamente tirando troppo la corda con l’hype. Lasciarsi andare a continue indiscrezioni per mantenere desta l’attenzione è una politica che, quando ci si muove nei territori della serialità, può essere controproducente. Nell’industria dei videogiochi (tanto per fare un esempio) molti prodotti sono stati letteralmente massacrati dall’hype generato dai propri sviluppatori (penso a Spore di Will Wright): se si gioca troppo a lungo con le aspettative del pubblico, quest’ultimo alla fine attenderà un prodotto irrealizzabile (secondo le indiscrezioni della vigilia l’iPhone 5 doveva anche essere subacqueo  e utilizzabile come tritatutto).

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– Non si può sempre essere rivoluzionari: Per decenni noi internauti abbiamo associato Apple alla Rivoluzione Tecnologica, vuoi per l’indiscutibile carisma di Steve Jobs, vuoi per l’effettiva visionarietà di alcuni prodotti (quando uscì il primo iPhone era avanti anni luce rispetto al resto della telefonia mondiale). Così nel nostro immaginario collettivo si è radicata l’aspettativa che Apple produca con cadenza ormai annuale qualcosa di “rivoluzionario e visionario“. Un modello di comunicazione di questo tipo alla lunga mostra la corda.

– Il tormentone dei brevetti: L’epica disfida tra Apple e Samsung sul “chi ha copiato chi” alla lunga ha stancato gli addetti ai lavori e tediato il pubblico. Il caso ha voluto che la presentazione fosse preceduta dalla guerra a botte di carte bollate tra Cupertino e l’azienda coreana, un evento per risonanza mediatica senza precedenti. L’esito favorevole ad Apple (da molti vissuto come un momento di protezionismo USA) ci ha lasciati tutti con un atteggiamento del tipo: “Sei il numero uno? Tutti ti copiano? Ecco adesso facci vedere quanto sei bravo.”

– Fanatismo: Il feticismo digitale dei certe Community di Apple Fan con gli anni ha reso tiepidi gli animi del resto dell’utenza digitale. Spesso stimolare un atteggiamento eccessivamente entusiasta da parte della propria clientela può essere controproducente. Apple ha premuto l’acceleratore con la propria Community, il risultato sono religion war che scoppiano un po’ ovunque nel web… Ne è nato un certo atteggiamento derisorio da parte degli altri utenti, come sempre accade di fronte agli eccessi di entusiasmo.

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In conclusione Apple sta pagando lo scotto di un decennio di politiche di iper-comunicazione, che alla lunga stanno generando assuefazione. Per carità al momento la cosa non pare incidere sulle vendite, che vanno a gonfie vele come al solito. Però siamo di fronte a un momento di passaggio, forse un po’ inquietante, in cui ormai la centralità del dibattito tra esperti di tecnologia si concentra sugli elementi di “empatia” che ci trasmette un prodotto.

>> Vedi tutti gli altri articoli della rubrica “Cinguettii” a cura di Giovanni Scrofani