Il mondo delle nuove imprese digitali

Assintel disegna l’identikit del made in Italy digitale. Oltre 230mila imprese e quasi un milione di talenti che crescono e lavorano. La Lombardia guida la classifica nazionale con più 40mila imprese, per la metà concentrate a Milano

Se nella classifica degli investimenti in innovazione l’Italia è fanalino di coda, il made in Italy rappresenta ancora un marchio capace di fare gola ai grandi investitori internazionali. Dopo Cova comprato dai francesi, in mani straniere sono finiti brand italiani per un valore di oltre 10 miliardi di euro. Qualcuno sventola la bandiera dell’italianità, altri guardano ai risultati. La tendenza – però – è chiara. I grandi gruppi multinazionali fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica e investono nell’agroalimentare. E mentre gli investimenti internazionali in Italia mostrano un doppio volto, si fa strada un “nuovo” esercito di imprese innovative medie e piccole che si sta affermando nonostante la crisi. E se ci fosse un nuovo made in Italy di cui nessuno ancora ha sentito parlare? Per Assintel, il made in Italy digitale cresce in eccellenza e valore ed è alla ricerca di identità.

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L’onda lunga digitale

Esiste un esercito di imprese innovative che sta crescendo come un’onda gigantesca e silenziosa. E’ questa la “long wave” costituita da oltre 230mila imprese e quasi un milione di talenti che producono e creano innovazione, ma che non sanno di essere la punta di diamante del made in Italy digitale. “Long wave” è anche il primo progetto di ascolto e azione che ASSINTELDigitale in collaborazione con Camera di Commercio di Milano ha dedicato al mondo digitale.La ricerca “Long wave” ha fotografato la multiforme realtà delle aziende digitali italiane e il loro futuro sviluppo, puntando la lente su 230mila soggetti censiti. Di questi, 173mila sono a pieno titolo nuove imprese digitali e si muovono nei servizi web, mobile e internet of things, nel software e big data, nella consulenza, nei nuovi media sociali, nel design, nelle produzioni multimediali e nel digital entertaintment, nel finance 2.0.

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Il motore dell’innovazione

Ma qual è l’identikit delle nuove imprese digitali? Si tratta di PMI che sfuggono alle classificazioni tradizionali. Nell’86% dei casi sono nate dopo il 2000, con oltre il 58% di laureati e il 18% di dottorati, con organizzazioni flessibili, “liquide”. Sviluppano il 3,9% del PIL pari a 54 miliardi l’anno e crescono nonostante la crisi: come numero d’imprese (+9,3% nel triennio nero 2009/12), come addetti totali (+13,7%) e soprattutto come previsioni di fatturato 2013 (in crescita per il 68%). Oltre un terzo dei lavoratori è volutamente atipico. Criticità? Il costo del lavoro non sostenibile, la burocrazia, l’accesso ai vecchi modelli di credito e infine la reperibilità di competenze e di formazione adeguata nelle aree meno digitali dell’Italia, che equivale al 70-80% del territorio nazionale.

«Queste nuove imprese digitali sono la punta di diamante della nostra imprenditoria e tengono agganciata l’Italia alla modernità» – ha dichiarato Giorgio Rapari, presidente di Assintel, l’associazione nazionale delle Imprese ICT che fa capo a Confcommercio. «Queste imprese sono portatrici sane di innovazione. Si tratta di imprese “digital intensive” che meritano di essere riconosciute e valorizzate. Dallo sviluppo e dalla crescita di queste imprese dipenderà in maniera decisiva anche l’innalzamento del PIL e della competitività del Paese».

 

 

Web e creatività al centro

«La verticalizzazione rappresenta il nuovo mondo dell’ICT made in Italy. Le nuove imprese digitali non si riconoscono nei tradizionali modelli di rappresentanza e soffrono di una sindrome di disadattamento al contesto burocratico» – ha dichiarato Maria Grazia Mattei, vice presidente di Assintel e coordinatrice ASSINTELdigitale. «Queste imprese mettono al centro delle loro attività il web e la creatività, parlano linguaggi nuovi e si muovono su logiche fluide e poco strutturate. Ed è proprio ricalcando queste esigenze che ASSINTELdigitale sta costruendo un luogo identitario adatto alle loro esigenze».

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Long Wave in cifre

La ricerca “Long Wave” è stata svolta nel mese di maggio 2013 per ASSINTELdigitale dallo Studio Giaccardi & Associati ed ha elaborato dati provenienti sia da un’indagine desk, sia da un campione qualitativo di 204 interviste. «Le imprese digitali – ha spiegato Giuseppe Giaccardi – sono piccole e medie imprese, con mediamente 17 collaboratori e un fatturato di un milione di euro. Ma il 44%, essendo giovanissime, si colloca sotto i 100mila euro l’anno. Il 75% di questo universo è nel b2b e l’87% è generato in Italia. Nel 2013, le previsioni sono controcorrente: in crescita nel 68% dei casi e stabili per il 28%. Il 63% è digital native mentre il restante 37% deriva da una evoluzione delle “vecchie” imprese IT. Per due terzi sono SRL, ma il modello organizzativo è per lo più “liquido”. Il 60% delle imprese è strutturato sul singolo processo/commessa ed è per lo più informale. Protagonista assoluto dell’organizzazione e della comunicazione interna è il web, vera piattaforma di collaborazione per l’85%. Il 33% lo utilizza anche per vendere online».

 

 

L’identikit del lavoratore digitale

Il nuovo lavoratore digitale è giovane (67% under 35, che sale al 72% nelle imprese native digitali), maschio (64%), laureato (il 65%) o addirittura con master/dottorato/PHD (12%), con esperienza lavorativa all’estero (29% nelle imprese digital native). Oltre un terzo ha un contratto atipico (CoCoPro e Partite IVA). Il cosiddetto posto fisso, a tempo indeterminato, resta preogativa solo per le imprese tradizionali IT based, più grandi e organizzate, mentre è non esiste in quelle native digitali (solo il 26%).

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Lombardia incubatore d’impresa

Sono oltre 40mila le imprese digitali in Lombardia, circa una su quattro del totale nazionale. Oltre la metà è concentrata a Milano (23.062 imprese, 55,4%). Seguono Brescia (10,8%), Bergamo (7,4%) e Monza e Brianza (7,2%). Circa un’impresa digitale su tre in Lombardia si occupa di attività di direzione aziendale e consulenza gestionale, quasi una su quattro nella produzione di software e attività informatiche e oltre una su cinque nel settore pubblicitario e delle ricerche di mercato. Più di 800mila gli addetti delle imprese digitali italiane, quasi uno su tre è lombardo (28,4%). Tre addetti su quattro lavorano a Milano (21% del totale nazionale). Al secondo posto Brescia (5,8%) e al terzo Bergamo (4,8%).