In Italia sono state scoperte 208 nuove sostanze che non vengono subito riconosciute come droghe. Lo spaccio avviene soprattutto in Rete e i clienti spesso sono giovanissimi
Come aveva già messo in luce il rapporto redatto dal Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio cresce la vendita e il consumo in Italia di smart drugs, cioè quelle sostanze stupefacenti che spesso non sono riconosciute come tali. A lanciare l’allarme è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha recentemente espresso le sue perplessità sul metodo Stamina. In Italia sono state scoperte 208 nuove smart drugs “che ben si nascondono e si camuffano e che invece devono essere immediatamente riconosciute dagli operatori sanitari per poter intervenire in tempo”.
Droga 2.0
Cannabis sintetica, khat, kratom, ketamina, salvia divinorum e molte altre sostanze sono vendute principalmente in Rete attraverso siti che si nascondono dietro la maschera di portali per la vendita di prodotti di giardinaggio o cure omeopatiche o naturali. Sempre attraverso questi canali avviene lo spaccio e il pagamento. La vendita di queste sostanze sul web cresce di pari passo con quello dei farmaci contraffatti. “In Italia sono stati individuati 494 siti di questo genere,” – ha spiegato Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento antidroga – “e il 93% è stato rimodulato o fatto rimuovere dalla Rete”. Proprio alla luce di questa realtà la Lorenzin aveva chiesto più potere di controllo per la Polizia Postale.
Una piano di prevenzione
Per sconfiggere il fenomeno è fondamentale fare prevenzione. Nel 2010 si sono registrati 70 casi di intossicazione a causa dell0assunzione di sostanze psicoattive e alcuni pazienti non avevano nemmeno 15 anni.
Il Ministero ha ideato un piano di prevezione patrocinato dalle Nazioni Unite che prevede seminari, corsi di aggiornamento per Forze dell’Ordine e addetti sanitari e campagne di informazione nelle scuole.”Sarà una campagna incisiva che agisce su più livelli perché queste nuove droghe mutano in continuazione e perché i ragazzi, una volta arrivati al pronto soccorso si vergognano e non dichiarano cosa hanno realmente assunto.” – ha spiegato il ministro – “Anche se è diminuito il numero di tossicomani negli ultimi 10-15 anni, non bisogna assolutamente abbassare la guardia. E iniziare con programmi di prevenzione dell’uso di sostanze stupefacenti fin dalle scuole elementari”.