Il direttore della testata britannica spiega perché ha scelto di pubblicare i leaks di Edward Snowden e poi rincara: “Siamo solo all’1% di quello che ci ha dato”
Sapere la verità e dirla. Questo è stato l’obiettivo del Guardian da quando ha cominciato a pubblicare le rivelazione della gola profonda Edward Snowden. Alan Rusbridger ha difeso, con forte vigore, la decisione di rendere note le pratiche di spionaggio della NSA, attraverso una serie di articoli basati sui leaks dell’ex-appaltatore della National Security Agency. Durante una conferenza stampa tenutasi ieri a Londra, il direttore britannico ha poi spiegato di aver pubblicato solo l’1% dei 58.000 file ricevuti da Snowden.
Una scelta difficile
Il Guardian è stato, assieme al Washington Post, il primo a pubblicare le relazioni riguardanti l’Intelligence americana. La testata britannica ha una tiratura di 200.000 mila ma è online che raggiunge un pubblico maggiore, con diversi milioni di lettori. Come risposta alla decisione di rendere note le rivelazioni del giovane statunitense, le autorità britanniche sono diventate più diffidenti nei confronti di Rusbridger, mettendo in atto quello che i sostenitori della libertà di parola hanno etichettato come “una intimidazione” contro la libera informazione.