IIT: parte a Genova il progetto “Walk Man”, robot per la protezione civile

L’Istituto Italiano di Tecnologia nell’ambito del progetto “Walk Man” renderà adatti a scenari di disastri urbani o ambientali alcuni robot umanoidi realizzati da altre aziende

Lancio ufficiale all’Istituto Italiano di Tecnologia per il progetto europeo Walk-man (www.walk-man.eu), che ha l’obiettivo di sviluppare robot umanoidi in grado di intervenire in ambienti reali e danneggiati da disastri naturali o incidenti provocati dall’uomo. Coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), il progetto avra’ la durata di quattro anni e vede la partecipazione dell’Universita’ di Pisa, dell’Ecole Polytechnique Federale de Lausanne (Epfl) in Svizzera, del Karlsruhe Institute of Technology (Kit) in Germania e dell’Universite’ catholique de Louvain (Ucl) in Belgio.
  Walk-man nasce con l’obiettivo di sviluppare i robot umanoidi esistenti, come per esempio quelli sviluppati da alcuni degli istituti partner (Coman, iCub e Armar), per trasformarli in robot operativi in situazioni di emergenza a supporto o a sostituzione dell’attivita’ umana. I ricercatori costruiranno robot con prestazioni avanzate, adatte ad ambienti industriali o civili danneggiati, quali fabbriche, uffici e case. In tali scenari i robot Walk-man saranno in grado di camminare come un essere umano e stare in equilibrio, oltre ad avere capacita’ avanzata di manipolazione di oggetti e utensili. Potranno muoversi in ambienti di lavoro alterati, camminando su terreni irregolari, in luoghi stretti e attraverso la folla, e strisciando su cumuli di detriti. “Gli eventi degli ultimi anni – spiega Nikos Tsagarakis, coordinatore scientifico del progetto e ricercatore del dipartimento di Advanced Robotics dell’Iit – hanno reso piu’ evidente la necessita’ di robot intelligenti e affidabili, che possano essere utilizzati dopo un disastro, in modo rapido, e per compiere attivita’ troppo rischiose per l’uomo. Lo sviluppo dei robot umanoidi previsto dal progetto ci portera’ alla definizione di robot che nella societa’ del futuro saranno a tutti gli effetti dei nostri ‘collaboratori’, degli alter-ego artificiali cui potremo affidare compiti in situazioni pericolose per l’essere umano”.
  Il lavoro dei ricercatori portera’ alla costruzione di robot che, meno fragili e delicati rispetto a quelli esistenti, saranno piu’ robusti e in grado di adattarsi ai diversi ambienti e situazioni. Un punto chiave nello sviluppo dei robot Walk-man sara’ la capacita’ di interazione con gli ingombri dell’ambiente circostante. La concretezza dei risultati del progetto sara’ testata considerando scenari realistici, consultando anche enti di protezione civile.(AGI) .

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Parte oggi il progetto quadriennale “Walk Man” realizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova Bolzaneto, lo stesso che ha creato il primo transistor che sfrutta la luce. L’ente tecnologico realizzerà robot umanoidi in grado di interagire con ambienti ostili come quelli dovuti a disastri urbani o ambientali in collaborazione con diversi altri istituti: Università di Pisa, Ecole Polytechnique Federale de Lausanne, Karlsruhe Institute of Technology e Universitè catholique de Louvain. Sempre in Liguria è in funzione il programma iQmulus per la prevenzione contro i disastri ambientali e il monitoraggio delle maree.

Robot per la protezione civile

L’obiettivo del progetto “Walk Man” è quello di rendere più resistenti e adatti a scenari difficilmente praticabili in casi di emergenza alcuni robot umanoidi realizzati da altre aziende partner come Coman, iCub e Armar. Le macchine serviranno da supporto alle attività umane in ambienti troppo rischiosi come le macerie di fabbriche o case. “Gli eventi degli ultimi anni” – ha spiegato Nikos Tsagarakis, coordinatore scientifico del progetto Walk Man – “hanno reso più evidente la necessità di robot intelligenti e affidabili, che possano essere utilizzati dopo un disastro, in modo rapido, e per compiere attività troppo rischiose per l’uomo”.

Nel mondo della robotica sta attualmente avvenendo un passaggio epocale. Le nuove capacità software e ingegneristiche hanno permesso di realizzare macchine sempre più sofisticate. Il MIT ad esempio è riuscito a creare un robot, chiamato mBlocks, in grado di assemblarsi da sé.