A cura di Alberto Bullani, Regional Manager VMware Italia
Nel 2012, l’espressione big data è stata utilizzata in modo eccessivo e confuso come era successo per il cloud nel 2011. Al di là delle definizioni del marketing, comunque, c’è la consapevolezza che i big data possono essere una opportunità per le aziende di tutte le dimensioni per raccogliere importanti informazioni per guidare la crescita.
Questa considerazione è presente anche nelle previsioni di Gartner secondo cui, nel 2013, i big data vedranno 34 miliardi di dollari di spesa IT nel mondo. Stando a EMC e IDC, inoltre, l’universo digitale raggiungerà 40 zettabyte (ZB) entro il 2020, un totale che supera di molto la precedente previsione di 5 ZB.
Economie di scala
La verità è che, nel mondo, stiamo generando una quantità di dati a un tasso di crescita molto elevato e questo trend è in aumento. Vengono create nuove fonti e nuove quantità di dati che offrono alle aziende interessanti informazioni e un’idea migliore di cosa funzioni e cosa no e cosa funzionerà in futuro.
Il risultato finale atteso è, e giustamente dovrebbe essere, un vantaggio competitivo in uno scenario economico complesso. Prendiamo, per esempio, un’azienda che non è ancora passata da report di vendite mensili a settimanali o giornaliere, e che ora può fornire report in real time 24/7, anche su dispositivi mobili. La maggiore flessibilità, le informazioni e la reattività: il vantaggio di avere queste informazioni disponibili non dovrebbe essere sottovalutato.
La sfida sta nell’avere la capacità di archiviare, analizzare e utilizzare tutti questi dati, e questo richiede un cambiamento in due ambiti: atteggiamento mentale e realtà.
Un cambiamento di atteggiamento
Molte organizzazioni “siedono” su grandi quantità di dati ancora da utilizzare. Le aziende devono iniziare a focalizzarsi sulle informazioni esistenti, spesso residenti in enormi database custoditi gelosamente dal dipartimento IT, e sbloccarle.
I dipartimenti IT dovrebbero capire che l’integrazione dei dati è sempre stata fatta dagli utenti. Questi “esperti di business logic”, le persone che si occupano di spread sheet e di elaborazione numerica, hanno sempre estratto dati dai diversi sistemi di business intelligence e hanno utilizzato la propria esperienza per creare strumenti che li aiutassero a far girare le operazioni. Quello di cui c’è bisogno ora è un passo avanti nel capire che l’IT deve fornire datafeed per facilitare il business.
Un cambiamento nella tecnologia
Per prima cosa, c’è bisogno di mettere interfacce su questi dati per permettere di combinarli con altri dati o altri datafeed, per fornire una visione nuova e olistica. Ma preparandosi per dati nuovi, maggiori e più veloci, è necessario un nuovo approccio per costruire i servizi IT. Un approccio per costruire una piattaforma resiliente e scalabile per il futuro, che può crescere e svilupparsi insieme alla crescente quantità di dati e statistiche.
Il Software Defined Datacenter, un concetto che ha cominciato a raccogliere attenzione nella seconda metà del 2012, è complementare a questo. Un concetto legato alla tecnologia precedente in silos, che era legata a particolari stack hardware eseguiti ora come software. Il risultato? Una infrastruttura agile e fluida, definita e controllata dal software. La virtualizzazione è il primo passo per spostasi al Software Definied Datacenter, ma questo necessita uno spostamento verso storage e networking virtualizzati. Questo può poi permettere la adozione di tecnologie big data come Hadoop, che è stata recentemente virtualizzata come parte del progetto Serengeti Open Source ed è studiata per permettere alle aziende di sfruttare quantità di dati veramente enormi per ottenere un vantaggio competitivo.
Riflessioni finali
Quello che è chiaro è che i big data offrono una opportunità significativa per le aziende per far meglio le cose. Più dati, più informazioni, migliori previsioni e decisioni consapevoli sono allettanti per qualsiasi azienda, a prescindere dalle dimensioni e dal mercato in cui operano. Comunque, questo necessita un cambiamento verso tecnologie e architetture nuove e più scalabili poiché le richieste legate a queste necessità superano le prestazioni delle infrastrutture esistenti.