La nuova politica di privacy che Google aveva lanciato lo scorso anno non va più bene. L’UE ora pone il termine ultimo per modificarla
Benché fosse “unificata” e “semplice”, nelle regole di privacy di Google c’è qualcosa che davvero non va. L’Unione Europea ha sentenziato che Google dovrà riscrivere le proprie politiche di privacy entro il 20 settembre oppure affrontare le conseguenze legali del mancato rispetto, che potrebbe già voler dire circa 500.000 sterline di multa (quasi 600 mila euro).
Tante piattaforme ma un solo database
Attuate nel marzo del 2012, quelle che sembravano essere regole semplificate di accesso ai dati personali si sono poi rivelate un boomerang per l’azienda di Mountain View. I prodotti Google, piuttosto che avere linee di privacy separate, hanno accorpato regole e pratiche di conservazione dei dati personali, il che voleva dire avere, ad esempio, un profilo su Google+ anche se non lo si era mai aperto, solo perché avevamo un account Gmail. Visto lo scandalo di PRISM ora le istituzioni europee vogliono vederci chiaro. “Non si tratta solo di esaminare ciò che è, o non è, coerente con la privacy – ha detto un portavoce a Techradar – ma anche esaminare quali sono i prodotti e i servizi che utilizzano i dati e come lo fanno“.
Big G non vorrebbe tornare indietro
Google non è d’accordo. Le sue dichiarazioni sulla questione dicono che “la nostra politica sulla privacy rispetta il diritto europeo e ci permette di creare semplici servizi più efficaci“. La società ha anche aggiunto di essersi sempre impegnata per lavorare con le autorità durante i quindici mesi che ci sono voluti per produrre le nuove politiche di privacy. In ogni caso nessuno è perfetto ed un eventuale passo indietro dell’azienda non sarebbe una sconfitta ma solo un’accettazione dei propri limiti e la volontà di tutelare i propri iscritti.