La Corte UE aveva indicato il motore di ricerca come responsabile dei dati degli utenti presenti anche su altre pagine. Per questo le piattaforme potrebbero cambiare il modo in cui mostrano i risultati
Dopo la sentenza di martedì, con cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha giudicato Google responsabile delle informazioni personali presenti anche su siti web terzi, i motori di ricerca potrebbero decidere di non mostrare alcuni risultati, per evitare di incorrere in multe e sanzioni. La decisione sarebbe la logica conseguenza della sentenza dell’UE e del parere di alcuni membri, come del Commissario europeo per la Giustizia, Viviane Reding, che ha detto: “Il giudizio della Corte è una chiara vittoria per la protezione dei dati personali dei cittadini europei. Per i Big Data servono grandi diritti”.
Cosa cambierà?
La sentenza potrebbe influenzare l’approccio di Google verso la ricerca web. Se una persona, all’interno dell’Unione, deciderà che le informazioni personali visibili nei risultati possono essere lesive per la propria privacy, potrà contattare le autorità competenti per chiederne la rimozione. La posizione di Google non sarà quindi delle migliori. Immaginiamo la mole di informazioni personali liberamente visibili nei risultati di ricerca che, almeno in teoria, potrebbero rappresentare una violazione del diritto all’oblio degli utenti. A questo punto, come spiega il Time, invece di rispondere ad ogni singola richiesta, Google potrebbe decidere di eliminare risultati specifici dalle pagine di ricerca, inibendone a priori la visualizzazione.