Google cede all’Antitrust: “etichetteremo i risultati”

Google ha proposto all’Ue di etichettare i propri servizi indicando quali siano i suoi prodotti. Molti analisti sono convinti che ciò possa comunque favorire Big G

La disputa fra l’Unione Europea e Google potrebbe presto finire. Nel 2010 l’azienda di Mountain View era stata accusata di favorire i suoi servizi eliminando così la possibilità di un mercato concorrenziale. Big G è corsa ai ripari all’ultimo minuto della scadenza concessagli dall’Ue e ora ha preparato un pacchetto di proposte che prevedono delle etichette per segnalare agli utenti quali servizi sono di sua proprietà.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

La proposta

Google per 5 anni etichetterà i suoi servizi sul suo motore di ricerca e darà più visibilità ai concorrenti evidenziando i link ai motori di ricerca verticali dei concorrenti. Il suo operato sarà monitorato da un amministratore fiduciario. Se la nuova politica di Google non sarà accettata dall’Ue, questa potrà infliggergli una multa pari al 10% del suo fatturato globale che nel 2012 è stato di quasi 50 miliardi di dollari.

Gli analisti non sono convinti

Molti analisti non sono convinti che la proposta di Google ristabilirà davvero la meritocrazia sul suo motore di ricerca. “Un modello di etichettatura diverso è un non-inizio o peggio e rappresenterebbe un grande fallimento per la Commissione dopo una davvero lunga indagine”, ha spiegato David Wood, consigliere legale dell’Initiative for a Competitive Online Marketplace. Ben Edelman, professore associato ad Harvard, ha dichiarato: “Alcune etichette sarebbero inefficaci o dannose, dato che etichettare un contenuto come ‘risultato Google’, potrebbe in qualche modo voler significare che quel contenuto è migliore di altri”.

Se per Google la questione dell’imparzialità si sta forse per chiudere, è invece ancora apertissima la vicenda che vede accusato Big G di utilizzare Android per rubare i dati degli utenti e instaurare un monopolio. Infine, Microsoft ha ancora attaccato Google in materia di privacy affermando che Google Play è uno strumento per raccogliere informazioni da inviare poi a terze aziende partner che possono utilizzarle come meglio credono.

Leggi anche:  Per un italiano su due il carovita è il tema più rilevante